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(Miniere di Salto di Gessa - Buggerru)
Miniera di Masua - Porto Flavia

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Salto di Gessa - Buggerru

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La Storia

Il sito minerario di Masua era già conosciuto alla fine del '600, e ciò è testimoniato dalla presenza di scavi, gallerie e fornelli nella roccia calcarea per la ricerca del piombo e dell'argento.

In età moderna le prime ricerche furono eseguite da un sacerdote, Don Carlo Negretti, nel 1813. Nel 1857 il permesso di ricerca passò al Sig. P. Vacatello che lo cedette alla Società Anonima delle Miniere di Montesanto nel 1863.

Nel 1862 l'Ing. A. Bonacossa costruì a valle delle gallerie una piccola fonderia, vennero abbandonati gli scavi antichi oramai improduttivi e avviata la coltivazione di nuovi ammassi di galena e calamina. Questo minerale veniva cernito e poi mandato ai crivelli per ottenere il piombo. I misti rimanenti venivano inviati alla fonderia. La fonderia poteva trattare 6000 ton. di minerale al 30% di piombo e disponeva di 6 forni a vento alimentati da una motrice a vapore da 8 CV. La fonderia operò fino al 1890 producendo oltre 25.000 ton. di piombo. Attorno a questa fonderia sorsero le prime abitazioni degli operai, venne inoltre realizzata una laveria meccanica e costruito un molo per l'imbarco del minerale. Alla fine dell '800 la miniera di Masua risultava una fra le più importanti dell'isola, con oltre 700 addetti che lavoravano nei cantieri Parodi, Podestà e Calligaris. Il villaggio minerario sito sul ripido pendio di Punta Cortis disponeva di una scuola, di un ospedale, della chiesa, di laboratori e di altri servizi.

Dal 1885 al 1888 operò a Masua con contratto ad Impresa la Società Tacconis Sarrabus.

Nel 1911 le concessioni della Soc. Montesanto passarono alla Soc. Anonima Miniere di Lanusei (costituita da imprenditori Liguri) che successivamente verrà assorbita dalla Soc. Vieille Montagne. Nel 1915 l'Italia entrò in guerra e il primo conflitto mondiale costrinse al fermo della produzione.

In questo periodo nel porto di Masua furono costruiti 40 metri di banchina, che sopportavano pilastri in calcestruzzo, riuniti in alto da robuste travi in ferro, sulle quali scorreva un elevatore elettrico (Ceretti e Tanfani). Tale elevatore elettrico afferrava ai perni e sollevava le casse cariche di minerale (1 ton.) , per poi svuotarle nei boccaporti delle barche a vela dirette a Carloforte.

Negli anni 20 del '900 la Società Montesanto fu costretta a cedere la concessione alla Società Anonima delle miniere di Lanusei,

Nel 1943 la miniera passò prima alla SAPEZ poi all'AMMI nel 1956.

Nel dopoguerra vennero eseguite delle ricerche anche nell'isolotto calcareo di Pan di Zucchero, ma si decide di continuare la coltivazione della grande massa Tacconis, ubicata entro i limiti della concessione di Montecani. Questa miniera come quella di Acquaresi e quella di Masua passarono nel 1922 alla Società belga Vieille Montagne e divennero un unico grande complesso minerario, collegate in sotterraneo dalla Galleria Lanusei.

Fu proprio durante la gestione della società belga che l'Ing. Vecelli ideò un sistema per abbattere i costi di trasporto e di imbarco del minerale; nasceva così Porto Flavia, ardita opera ingegneristica che permetteva di imbarcare sui piroscafi, tramite nastri trasportatori, il minerale immagazzinato nel sottosuolo. Infatti nella montagna posizionata di fronte al Pan di Zucchero vennero scavati 9 grandi silos, capaci di contenere 10.000 tonn. di minerale.

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Nonostante gli ammodernamenti, la crisi mondiale degli anni '30 dopo il crollo di Wall Street, colpì anche la miniera di Masua. A causa del secondo conflitto mondiale le miniere gestite dalle società Belghe passarono a Società Italiane. Nel 1947 le miniere di Montecani, Enna Murta, Pubuxeddu, Acquaresi, Nebida e Masua erano gestite dalla SAPEZ-AMMI; Masua divenne un polo per il trattamento del minerale, infatti nel 1952 venne costruito un moderno impianto di flottazione da 400 tonn. al giorno, forni a tino e forni Oxland per l'arrostimento delle calamine.

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Con la gestione negli anni '60 da parte dell'AMMI venne intrapresa la coltivazione dei solfuri e degli ossidati della miniera di Acquaresi. Questi giacimenti erano collegati con l'impianto di trattamento di Masua tramite la moderna Galleria di carreggio, denominata Ornella, lunga 12 km. Questa consentiva di raggiungere i cantieri Marx e Scalittas e di trasportare ogni anno 500.00 tonn. di minerale. Durante la gestione dell'AMMI l'area mineraria risultava suddivisa in 6 concessioni amministrative: Enna Murta, Pala is Carrogas, Pubuxeddu, Montecani, Masua e Acquaresi.

Nel 1963 la galleria Ornella collegava le miniere di Masua, Montecani e Pubuxeddu: questa galleria partendo da 73 mslm (Livello Caligaris) dopo un tratto din 850 m si sviluppa a Nord attraversando Masua e Pubuxeddu per dirigersi a Nord verso Acquaresi e a Sud verso Nebida. In questo periodo si coltivavano i seguenti corpi minerari: massa Podestà, massa Tedeschi, Masse 3 e 5, filone Mattoppa e Massa Misti.

Masua passò quindi dall'AMMI Spa alla gestione passò alla Piombo Zincifera Sarda, società appositamente costituita dall'EMSA (1968) per rilevare le concessioni della Pertusola in Sardegna. Seguirono poi l'EGAM, la SIM e l'ENI.

Nel 1999 per ragioni economiche vennero chiusi i cantieri e gli impianti di trattamento della miniera.

L'enorme patrimonio minerario di tale territorio passò infine nel 2000 all'IGEA, (Per info: 0781491300 - www.igeaspa.it). che permette la visita (solo su prenotazione) del Museo delle Macchine da Miniera, mentre Porto Flavia è ora (2020) gestito dalla Società Iglesias Servizi Srl che si occupa della vendita dei biglietti online al link:

Società Iglesias Servizi Srl.

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Il sito minerario di Porto Flavia prese il nome dalla primogenita del progettista, l'Ing. Vecelli e fu realizzata nel 1924 scavando nella montagna calcarea due gallerie sovrapposte intervallate da 9 silos. La galleria superiore veniva utilizzata per caricare i silos, mentre quella inferiore era dotata di un nastro trasportatore che imbarcava il minerale direttamente nella stiva dei piroscafi, utilizzando un braccio mobile.

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Posto frontalmente rispetto a Masua, l'isolotto di Pan di Zucchero, è un blocco bianco di calcare cambrico che è stato isolato dall'erosione. Anche su Pan di Zucchero sono evidenti gli scavi minerari che andavano a ricercare la prosecuzione verso il mare delle mineralizzazioni piombo zincifere dell'area.

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Qualche saggio minerario di pochi metri di lunghezza è ubicato sul lato sud di Pan di Zucchero; sul lato nord-est è invece posta una galleria. La sommità era raggiungibile attraverso una scala in legno di cui resta qualche elemento; inoltre era presente un argano a mano per il carico del minerale.

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Forse pochi sanno che i minatori che venivano inviati a lavorare sul Pan di Zucchero rischiavano di restare bloccati sull'isolotto per le avverse condizioni meteo, fino al miglioramento delle stesse; si racconta di minatori partiti per la mezza giornata e rimasti bloccati con pochi viveri per una settimana.

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La splendida costa che va da Masua fino a Cala Domestica, passando per Canalgrande, merita una visita in barca per ammirare le innumerevoli grotte (Grotta Azzurra, G. dei Contrabbandieri, G. delle Spigole, G. dei Pipistrelli, G. di Canalgrande) che si aprono sulle pareti calcaree e scistose a picco sul mare; merita inoltre la visione della stratigrafia degli strati scistosi e calcarei i quali hanno subito immani spinte tettoniche che in alcuni punti li hanno piegati e posti verticalmente.

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Il Museo delle Macchine da Miniera raccoglie una settantina di grandi macchine, oltre che svariate attrezzature e utensili minerari, a testimonianza dell'evoluzione industriale apportata dall'epopea mineraria in Sardegna.

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I minerali di Masua

Anglesite, Arsenopirite, Calcite, Cerussite, Emimorfite, Galena argentifera, Grenokite, Idrozincite, Sfalerite e Smithsonite.


Autopala gommata in funzione.

Autopala su rotaia in funzione.


Per info, escursioni, e gite in barca nella costa di Masua contatta anche l'Associazione Verdeazzurro PandiZucchero, attiva nel territorio.

Associazione VerdeAzzurro PandiZucchero.


Bibliografia

Archivio EMSA Progemisa.

Ass. Minatori di Nebida Onlus - Quaderni Storici 3/4 Masua - Coop. Tip. N. Canelles, 2020.

FADDA ANTONIO FRANCO "Sardegna, guida ai tesori nascosti" - Cagliari, Ed. Coedisar, 1994.

MEZZOLANI SANDRO e SIMONCINI ANDREA "Sardegna da Salvare. Storia, Paesaggi, Architetture delle Miniere" VOL XIII. Nuoro, Ed.Archivio Fotografico Sardo, 2007.

SELLA QUINTINO "Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria in Sardegna" 1871.

Carta Geologica 1:25.000 I. di S. Pietro - Capo Sperone, Foglio 232-232b, 1933.

Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997

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