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Alberto Castoldi

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Alberto Castoldi

(Nasce a Cagliari il 6 giugno 1848 - Muore il 16 maggio 1922).

Alberto Castoldi nasce a Cagliari il 6 giugno del 1848 da Antonio Castoldi e Rita Degioannis-Gianquinto, secondo di quattro fratelli: Giuseppe, Giulia e Maria.

Il padre morì giovanissimo a Sassari, di colera, nel 1855 mentre uno zio, Angelico, frate carmelitano, ottenne per il giovane Alberto, tramite il ministro Cavour, un posto gratuito nel Convitto di Cagliari.

La madre si risposò con il capitano dei Reali Carabinieri Francesco Bolasco, che fu per Alberto e i fratelli un secondo padre.

Per curiosa combinazione, la data della sua nascita coinciderà quasi perfettamente con la data di nascita della società in accomandita per la gestione delle miniere di Montevecchio. In più, la sua famiglia, proprio per via della nonna Solinas, era ben addentro negli ambienti della buona borghesia sassarese e, come tale, in rapporti di conoscenza, se non proprio di amicizia, con i Sanna. Due singolari coincidenze che segneranno indelebilmente la sua vita perché Montevecchio e i Sanna diverranno la sua famiglia.

Da studente era ritenuto un secchione, sempre primo per votazioni e risultati scolastici. Per questo sarà sempre assai stimato dagli insegnanti ed invidiato dai compagni ed amici. Soprattutto in matematica avrebbe mostrato una straordinaria attitudine, tanto che un suo amico del tempo ricorderà che era solito dare ripetizioni di questa materia ai suoi compagni di scuola.

Lo zio Alberto vedendo gli ottimi risultati conseguiti al liceo di Sassari, gli procurò una borsa di studio all'Università di Pavia dove, nel 1871, si laureò in "matematiche pure" con il massimo dei voti.

Fu grazie a questo exploit negli studi che entrerà per la prima volta nella sua vita l'amicizia della famiglia con Giovanni Antonio Sanna, il patron delle miniere di Montevecchio. Proprio la gerenza di quelle miniere gli mise a disposizione una borsa di studio di 2000 lire per frequentare l'istituto di ingegneria mineraria di Freiberg (Technische Universität Bergakademie Freiberg); accettò l'offerta con grande entusiasmo, anche per il futuro di lavoro che gli si era aperto. Si laureò a Freiberg il 23 novembre 1874.

Giovanni Antonio Sanna lo fece seguire da Giorgio Asproni, l'ingegnere che aveva voluto come direttore di Montevecchio nel 1870, mandandolo in giro con Asproni per le diverse miniere europee in modo da far conoscenza del progresso in atto nell'arte mineraria.

Giovanni Antonio Sanna era così entusiasta delle qualità del ragazzo che gli propose di prendere in sposa la sua quartogenita Zely, allora diciannovenne. Adempiendo alla promessa fatta al padre, Zely sposò Alberto Castoldi a Roma, nel maggio di quello stesso 1875, prima di trasferirsi a Montevecchio.

Chi lo ha conosciuto, l'avrebbe descritto come un perfezionista, studioso d'ogni dettaglio, con una pignoleria che a molti, anche fra i suoi collaboratori, sarebbe stata fastidiosa. Ma anche un uomo senza sottintesi e senza pregiudizi, un vero galantuomo.

Alberto aveva in sé una dote assai importante che era poi quella della cordialità che manifestava con grande schiettezza, affettuoso e leale nelle amicizie quanto restio a crearsi inimicizie. Fra i suoi più intimi amici, al di là dei suoi colleghi parlamentari, amava frequentare, nei suoi soggiorni cagliaritani, i caffè, per scambiare quattro chiacchiere con quel circolo d'ingegneri che allora si ritrovavano quasi ogni giovedì all'Elvetico il caffè allora alla moda: con lui erano Benjamin ed Henry Piercy, Edmondo Sanjust, Enrico Devoto, Giovanni Marcello, Stanislao e Dionigi Scano, fra gli altri.

A Cagliari divenne personaggio importante, tant'è che fu fra i fondatori del quotidiano "L'Unione Sarda" nel 1889.

Fumatore incallito di sigari "toscani" ed "avana", aborriva peraltro la vita mondana, e solo poche volte lo si sarebbe visto a fianco della moglie nei circoli o nei teatri alla moda. I suoi contemporanei ne avrebbero ammirato la signorilità, quel suo parlare pacato e convincente, senza mai alterazione dei toni anche quando appariva in collera. A Cagliari, con i primi soldi del suo lavoro, aveva voluto rilevare dai parenti De Gioannis l'appartamento di via Sant'Eulalia dove era nato lui e, quattro anni dopo, la sua Zely. Non l'avrebbe abitato se non raramente, ma ne aveva fatto l'acquisto perché l'aveva eletto ad essere il "nido" d'origine della sua famiglia.

Acquistò una vasta proprietà, denominata Tanca Castoldi, vicino ai cantieri minerari di ponente e la trasformò in una moderna azienda agricola.

Dal matrimonio con Zely nacquero Enedina nel 1880 e Giovanni Antonio, detto Ninì, nel 1886. La prima avrebbe sposato l'ingegner Sollmann Bertolio nel 1900, con cui avrebbe avuto due figlioli, Zely ed Elia, ambedue morti purtroppo prematuramente; mentre Ninì avrebbe sposato nel l'ottobre del '22, quant'aveva già 36 anni, la contessina Estella Macchi di Cellere. Dalle loro nozze sarebbero nati sei figli, quattro maschi e due femmine.

Alberto Castoldi Direttore

La fama di "grande" ingegnere e di industriale minerario di successo gli venne dalla sua opera di direttore del grande complesso di Montevecchio. Un'impresa industriale, sotto la sua guida, divenne, per organizzazione produttiva, per volumi di produzioni e per innovazioni tecniche, fra le più importanti e conosciute d'Europa.

Alberto Castoldi venne nominato direttore della miniera di Montevecchio nel 1877, con l'obbligo di dover risiedere a Genna Serapis per almeno otto mesi l'anno.

Il nuovo direttore generale non aveva ancora trent'anni, ma lo animava una "voglia matta" di trasformare la miniera in uno dei più moderni competitivi complessi d'Europa.

Al momento della sua nomina le produzioni totali dei cantieri ammontavano a circa 7 mila tonnellate/anno di galena, mentre dieci anni dopo si sarebbero raggiunte le 11.900 tonn., divenute poi 15 mila nel 1907 (a cui andrebbero aggiunte anche le 7 mila tonn. estratte dai filoni di blenda).

Questi importanti record produttivi furono raggiunti attraverso il miglioramento degli impianti ed una sempre più attenta organizzazione degli interventi.

Nell'aprile del 1878 entrò in funzione la laveria dedicata al La Marmora, mentre nel maggio successivo venne inaugurato il "palazzo" della direzione con l'annessa chiesa e, al secondo piano, l'elegante abitazione per la sua famiglia; a novembre iniziò a funzionare la ferrovia a vapore di 23 chilometri tra il cantiere di Sciria e la stazione di San Gavino, investendo quasi tre milioni di lire ma ottenendo un risparmio nei costi del trasporto per l'imbarco al porto di Cagliari del 40 per cento.

Inoltre introdusse l'aria compressa per migliorare le tecniche estrattive.

Sempre su suo impulso, vennero approfonditi i livelli delle gallerie: nel pozzo Sant'Antonio venne tracciato un nuovo livello, denominato "Ignazia" dal nome della primogenita di Sanna.

Nel cantiere di Telle si iniziò lo scavo di un nuovo pozzo, denominato Amsicora, mentre un forte impulso verrà dato anche alla meccanizzazione, con l'introduzione di macchine a vapore alimentate con carbone di Cardiff, in modo da poter contare su un buon potenziale energetico. Tutte queste performance erano state possibili per via delle rese molto elevate in piombo e argento dei concentrati di galena e, non secondariamente, dagli oculati contratti stipulati dal Castoldi con la ditta Granet & Brown di Genova nella vendita del tout-venant.

Fu Zely a convincere Alberto a costruire un ospedale (lo si sarebbe aperto nel 1900 con 30 letti e con attrezzature mediche d'avanguardia), in modo da assicurare ai lavoratori ed alle loro famiglie un'assistenza sanitaria di prim'ordine, garantita da un preparatissimo staff medico (nel 1907 sarebbe giunto da Dorgali uno "storico" medico: Attilio Mariani). E di costituire delle organizzazioni mutualistiche per tutelare i minatori e le loro famiglie in caso d'infortuni.

Anche in virtù di queste iniziative sociali, Castoldi, per quel che si racconta, divenne un vero "sovrano" in quel borgo minerario: al suo giungere in carrozza da Cagliari, ad esempio, venivano sparati tre colpi di cannone a salve, proprio per avvisare tutti della sua presenza al palazzo. E Zely ne era divenuta la regina, ponendo in questo ruolo le sue naturali vocazioni alla gentilezza, alla generosità ed all'amore per il prossimo.

Come "capo" di Montevecchio, si dimostrerà, come appare chiaro, assai differente dal suocero, e non solo perché in lui prevalesse il dna di ingegnere minerario più che quello di finanziere e di business-man che aveva contraddistinto e reso vittorioso, pur fra tante avversità, Sanna. Comunque, pur in queste diversità, vanno ricordati come due grandi personaggi, che nella storia straordinaria di questa miniera - certamente fra le più importanti d'Europa - appariranno complementari, avendo avuto ambedue a cuore, prima di ogn'altra cosa, il progresso della Sardegna.

Intanto, anche per la forte risalita dei prezzi dei metalli per via delle voci di guerra che cominciavano a circolare, i conti della società mineraria erano divenuti sempre più positivi: il bilancio del 1913 avrebbe rappresentato un vero record con introiti che sfioravano i cinque milioni di lire, i costi che superavano appena i due milioni ed utili netti capaci di assegnare un dividendo di 1500 lire per ognuna delle 2 mila azioni dell'accomandita, proprio una vera pioggia d'oro per le famiglie socie!

Gli anni della "grande guerra" furono molto difficili, anche per la fermata quasi totale del mercato internazionale e per la drastica riduzione del personale passato dalle 1500 unità precedenti a meno di 500.

Anche la ripresa post-bellica si sarebbe dimostrata difficile, per via dell'inflazione innanzitutto e per le tensioni sindacali che avrebbero reso sempre inquieto il clima nei cantieri minerari. Castoldi ormai sembrava sempre più distante da Montevecchio, anche se da Roma - ove amava soggiornare lungamente con la moglie Zely - continuerà a seguire con grande partecipazione gli andamenti societari.

Gli ultimi anni della sua vita li avrebbe trascorsi prevalentemente lontano dalla miniera, in quella città, Roma, dov'era la sede amministrativa dell'accomandita e dove, ormai aveva stretto, con Zely, le più care amicizie.

Alberto Castoldi Deputato

Alberto Castoldi, a differenza del suocero, volle essere soprattutto uomo d'azienda, ma volle anche seguire l'esperienza politica, entrando in Parlamento, come deputato d'Iglesias, nel 1880; egli aveva al tempo 32 anni e da un triennio circa aveva in sé la responsabilità generale della Montevecchio.

A convincerlo ad entrare in politica fu certamente Francesco Cocco-Ortu, al tempo il più autorevole dei deputati sardi. In Parlamento Alberto portò la sua notevole esperienza nel settore industriale minerario e, soprattutto, in quel campo dello sviluppo economico di cui regioni come la Sardegna avevano notevole bisogno.

Castoldi rimarrà a Montecitorio fino al 14 luglio del 1913, al termine della 23^ legislatura del Regno.

La morte lo colse, il 16 maggio del 1922.

La Soc. Montevecchio sotto la conduzione di Alberto Castoldi

ANNO - N° dipendenti - Tonnellate estratte di Galena e blenda (tonn.)

1876 - 1.190 - 6.900

1886 - 1.080 - 12,900

1900 - 1.500 - 14.170

1910 - 1.476 - 15.230

1915 - 570 - 7.821

1922 - 1.200 - 6.267


Dati: Paolo Fadda, L'Uomo di Montevecchio, Carlo Delfino Editore, Sassari, 2010.


Questa pagina è stata realizzata grazie al prezioso aiuto di Elvio Pani.

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