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(Miniere di Monte Narba)
Miniera di Monte Narba

Miniera di
Monte Narba

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  11. Iglesias-Marganai (Domusnovas)
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Come raggiungere la miniera

Se arrivate a San Vito da Villaputzu, all'ingresso del paese troverete l'indicazione stradale verso sinistra, subito dopo il ponte sul torrente Flumini Uri.

Se arrivate a San Vito da Ballao, attraversate completamente il paese e svoltate a destra quando indicato, subito prima del ponte.

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Il villaggio minerario di Monte Narba sta sparendo, a poco a poco, inghiottito dal materiale delle discariche che la miniera stessa ha creato. Questa è la prima constatazione che afferra chi visita il luogo per la prima volta. Dalle discariche dei cantieri di Giovanni Bonu e da quelli adiacenti la laveria e il pozzo maestro, sembra essere calata una valanga di pietre fango e acqua che ha sfondato pareti ed è penetrata negli edifici riempiendoli di detriti. Il fenomeno riguarda principalmente gli edifici che stanno in basso, allo sbocco delle valli in cui si incanala l'acqua, mentre sono risparmiati quelli posti più in alto.

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Negli anni in cui la miniera è stata attiva, un sistema di piccole dighe e gallerie di scolo reggimentava l'acqua che scendeva dalle due valli che sboccavano nel villaggio. L'abbandono e l'incuria hanno decretato la rovina di questo semplice ma efficace sistema. Le gallerie, infatti, sono entrambe invase dai detriti, e l'acqua ha ripreso a scorrere in superficie.

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Il vago sapore ottocentesco che si sente nel visitare i resti del villaggio minerario è ancora più intenso nella Villa Madama, residenza del direttore della miniera e consorte. La villa, composta di tre piani, presenta una facciata percorsa da una balconata in ferro battuto un tempo coperta,e racchiusa da due corpi avanzati ai lati. L'accesso alla villa era consentita da due bei cancelli, uno dei quali con vialetto attraverso un bel giardino.

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L'interno della Villa è in avanzato stato di abbandono. Le fotografie ormai datate mostrano un refrigeratore e una caldaia a legna o carbone per riscaldare l'acqua.

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La palazzina degli uffici tecnici presentava altre sorprese. La prima è rappresentata dalla stanza dell'ufficio geologico, in cui erano presenti, fino a qualche anno fa, i contenitori delle carte topografiche, delle mappe e dei documenti elaborati dagli ingegneri.

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La seconda sorpresa la regalano le decorazioni che ravvivano le pareti e i soffitti del piano superiore. Dal volume di Mezzolani e Simoncini (vedi bibliografia presente nella pagina dedicata alla storia della miniera) veniamo a sapere che:

"Durante la prima guerra mondiale Monte Narba ospitò un contingente di prigionieri austriaci: tra questi un maggiore, che presumibilmente nella vita civile faceva il pittore e che, mal sopportando la forzata inattività, affrescò con gusto le volte di Villa Madama e degli uffici tecnici."
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Il gusto tipicamente ottocentesco per il bello applicato anche agli oggetti più comuni è ravvisabile anche in questa bilancia scovata frugando tra le vere e proprie macerie dell'edificio che sta a ridosso degli uffici tecnici e delle due officine. Il fatto è che anche con questi particolari l'azienda dava di sé un'immagine di decoro, prosperità e pulizia.

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Le ultime fotografie illustrano ciò che resta della laveria e del Pozzo Maestro. Se volete fare un confronto con due immagini d'epoca potete consultare il volume di Mezzolani e Simoncini già citato.

Concludiamo dicendo che la bellissima miniera di Monte Narba risulta oramai abbandonata a se stessa, e ciò è dimostrato dai rifiuti che si incontrano qua e là occultati dentro i ruderi del villaggio; il custode da tempo non abita più qui ed anche le voci riguardanti facoltosi imprenditori d'oltralpe interessati all'acquisto di tale sito sembrano oramai solo leggende; ora la miniera è di proprietà privata, in particolare della Fam. Mancini (Cantine di Olbia), e recentemente (2020) è stata messa in vendita sul sito web Subito.it per 1 milione di euro.

La Storia di Monte Narba

Quella di Monte Narba è stata sicuramente la più importante tra le miniere nate per sfruttare il grande filone argentifero del Sarrabus. L'importanza della zona dal punto di vista minerario era conosciuta da tempo, ma una serie di difficoltà tecniche ne avevano reso antieconomico lo sfruttamento. Erano necessari ingenti investimenti e grandi capacità finanziarie. Queste due condizioni si concretizzarono con la costituzione della Società Anonima delle Miniere di Lanusei, per iniziativa di alcuni investitori genovesi.

Questa fece domanda per la concessione mineraria nel 1872. La domanda fu accolta due anni dopo. A questa prima concessione si aggiunsero nel giro di due anni quelle di Giuanni Bonu e di Bacu Arrodas.

Sotto la direzione dell'ingegner Gian Battista Traverso la miniere raggiunse subito una notevole produttività. Già nel 1876 vi erano impiegati circa 300 operai e vi furono estratti circa 200 tn di minerali di Piombo e Argento. Nel 1880 gli operai impiegati erano saliti a 750 con circa 911 tn di minerale estratto. Nel 1882 le tn furono 1444 e gli operai impiegati raggiungevano le 936 unità. Il tenore del minerale argentifero si manteneva intorno al 2%.

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Contemporaneamente si allargavano e approfondivano i lavori di coltivazione della miniera. Dalle gallerie aperte nei fianchi delle montagne si arrivò sino a 270 metri di profondità dei quali 144 sotto il livello del mare (Pozzo Maestro, Monte Narba). Nel 1888 nella miniera di Monte Narba erano state scavati ben 14 livelli di gallerie, per un dislivello complessivo di circa 470 metri. Una galleria di ribasso metteva in comunicazione i cantieri di Monte Narba con quelli più alti di Giuanni Bonu e di Masaloni. Nel cantiere di Giuanni Bonu era stata scavata una galleria lunga oltre 2 km che attraversava tutta la montagna mettendo in comunicazione il versante di San Vito con quello di San Priamo. Complessivamente il sottosuolo fu esplorato per 18 km di lunghezza e circa 500 metri di profondità.

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Nel 1881 cominciarono i lavori per la costruzione della laveria, posta allo sbocco della galleria di Su Malloni, dove giungevano i vagoncini di minerale provenienti dai vari cantieri. L'acqua necessaria all'impianto fu ottenuta costruendo una piccola diga lungo il corso del torrente della valletta di Giovanni Bonu. Nel 1882 fu la volta del castello del pozzo maestro, che avrebbe raggiunto negli anni seguenti i 45 metri sotto il livello del mare.

Nel frattempo si era andato sviluppando attorno alla miniera un villaggio del tutto autosufficiente con dormitoi, uffici, officine, depositi, e infine nel 1890 un piccolo ospedale. Dominava il tutto villa Madama, la residenza del dirigente e della sua famiglia.

Sul finire degli anni '90 la miniera cominciò a dare i primi segni di esaurimento. Negli stessi anni il prezzo dell'argento subì una netta flessione. Per la compagnia mineraria fu la crisi. Diversi cantieri furono chiusi, e si mantenne solo l'attività di ricerca nella speranza di scoprire qualche altro ricco filone.

Nel 1921 la Vieille Montagne acquistò la maggioranza del pacchetto azionario della Lanusei. La società belga, tuttavia, abbandonò subito la miniera di Monte Narba per concentrarsi sul più promettente giacimento di Masua.

Nel 1927 fu la volta della Montevecchio attraverso una sua controllata. Anche in questo caso la immediata constatazione della antieconomicità della ripresa estrattiva spinse alla rinuncia della concessione, avvenuta nel 1935.

Negli anni '60 alcune società interessate alla fluorite e alla barite fecero delle ricerche nel sottosuolo, campionarono alcune discariche, ma non riscontrarono alcuna convenienza allo sfruttamento effettivo.

La storia della miniera di Monte Narba dal punto di vista produttivo si conclude con la rinuncia alla concessione da parte della Montevecchio. Il lavoro di estrazione del minerale fu sostituito allora da diverse attività agricole che proseguirono sino agli anni '70 e che non cambiarono in nulla la struttura dell'antico villaggio minerario.

Il cantiere di Giovanni Bonu

La miniera di Giovanni Bonu (o Giuanni Bonu) è raggiungibile dalla parte alta dei cantieri di Monte Narba, e più precisamente attraverso un sentiero che sale sopra le discariche minerarie, di fronte a quel che resta del Pozzo Maestro; dopo un trekking di una mezzoretta si arriva al versante di G. Bonu, individuabile dalla presenza di enormi discariche che ormai a causa delle alluvioni stanno scendendo a valle.

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Sono inoltre presenti diversi edifici, anche se in completo stato di abbandono; da questo cantiere è possibile godere di una panoramica del territorio, oltreché della sottostante miniera di Monte Narba.

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Altre piccole ricerche minerarie sono ubicate più a valle rispetto all miniera di Monte Narba; dalle foto sottostanti si scorgono le piccole gallerie di Sant'Antioco, Perdalonga (lungo il rio Pallavronis) e Sa Pirixedda ubicate alla periferia ovest di Muravera.

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Bibliografia

MEZZOLANI SANDRO e SIMONCINI ANDREA La Miniera D'Argento di Monte Narba, Storia e Ricordi" - GIA editrice, Cagliari, 1889.

STARA P., RIZZO R., TANCA G.A. "Iglesiente - Arburese, Miniere e Minerali Vol. 3" - Edizione associazione e gruppi mineralogici italiani.

FADDA ANTONIO FRANCO"Sardegna, Guida ai tesori nascosti" - Ed. Coedisar, Cagliari 1994.

FAA MAURIZIO "Le miniere argentifere del Sarrabus" - Bollettino bibliografico e rassegna archivistica e di studi storici della Sardegna : [quaderni del Comitato di Cagliari dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano]. - N.S., a. 5, n. 9 (1988)-. - Cagliari : [s. n.,1988].

DE CASTRO C. "Descrizione geologico mineraria della zona argentifera del Sarrabus" - pubblicata a cura del R. Ufficio Geologico. - Roma : Tip. Nazionale, 1890. - VII, 68 p., 6 c. di tav. ;+ 1 carta geologica.

TRAVERSO STEFANO "Note sulla geologia e sui giacimenti del Sarrabus" - Torino : Casanova, 1890. - 57 p., + 1 c. geol.

Carta Geologica 1:25.000 ,Foglio 227 Muravera, 1963.

Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997.


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