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Giovanni Battista Lorenzo Bogino

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CONTE Giovanni Battista Lorenzo Bogino

(Nasce a Cravagliana (Torino) il 21 Luglio del 1701 – Muore a Torino il 9 Febbraio del 1784).

Originario di Cravagliana, un paese della Valsesia, operò presso la corte di Carlo Emanuele III, per il quale fu Ministro per gli affari di Sardegna dal 1759 al 1773.

Giovanni Bogino nacque da Giovanni Francesco, notaio, e da Giulia Petronilla Cacciardi; dopo aver frequentato le scuole dei gesuiti, si laureò nell'università di Torino il 29 agosto del 1718 e subito si dette all'avvocatura.

Il 21 ottobre del 1733, il Bogino fu nominato auditore generale di guerra. Le campagne militari in Lombardia del 1733-35 possono essere considerate come un suo tirocinio nell'apprendimento di problemi logistici, tattici e strategici.

Dal 1750 il Bogino rimase il consigliere di maggior credito in tutte le questioni principali del regno di Carlo Emanuele III; Bogino era un primo ministro di fatto, anche se non ottenne altro titolo se non quello di Ministro di Stato, oltre al riconoscimento nobiliare di conte di Vinadio.

A lui, Carlo Emanuele III affidò, il 18 febbraio del 1751, le trattative per regolare le numerose questioni riguardanti le province del ducato di Milano: le tariffe doganali, i contingenti di esportazione e importazione, la manutenzione del canale Naviglio, le condizioni dei "sudditi misti", le convenzioni per i "malviventi", le pensioni degli alunni del collegio Ghislieri, i debiti e i crediti delle comunità e delle città passate ai Savoia e il pagamento dei debiti austriaci di guerra verso il Piemonte.

Il 12 novembre 1759 il Bogino ricevette il Governo della Sardegna. Già qualche tempo prima egli si era occupato delle tristi condizioni dell'Isola, provata dal lungo malgoverno spagnolo e dal primo trentennio del dominio sabaudo. Nel 1751 egli compilò per il re, un riassunto sintetico delle relazioni dei viceré, degli intendenti generali e dei magistrati, presiedendo nel 1755, un "congresso" organizzato con il compito di proporre provvedimenti atti a migliorare le condizioni dell'Isola.

Il primo settore affrontato fu quello dell'ordine pubblico e dell'amministrazione della giustizia. il Bogino era convinto che la piaga del brigantaggio si potesse curare soltanto con l'uso della forza; infatti aggravò le pene e ordinò di pubblicare l'elenco dei banditi condannati in contumacia. Nel 1765 perfezionò il meccanismo giudiziario, ma senza ostinarsi nel metodo repressivo, in quanto si accorse che i risultati non erano quelli attesi.

Un intervento più diretto in materia d'economia si ebbe con la riforma dei Monti frumentari, già sorti per distribuire gratuitamente grano per la semina, ma amministrati in modo disordinato e arbitrario. Altre riforme riguardarono: la bonifica della costa di Bonaria, la regolazione delle acque torrentizie, le misure contro l'usura, i progetti di un'accademia agraria, l'incentivo alla coltivazione del tabacco e del gelso.

Il Bogino diede impulso anche all'economia industriale dell'Isola, occupandosi delle saline, delle miniere, della produzione di indaco, della fabbricazione di polvere da sparo e per quel che riguarda il commercio, promosse provvedimenti per i porti, per le poste e per le monete; tantomeno trascurò la sanità e l'attrezzatura ospedaliera.

Famosa fu la sua opera nel campo dell'istruzione e della cultura; costituì una tipografia regia, fece eseguire scavi archeologici, diede incarichi per studiare la zoologia, la flora e la mineralogia dell'isola. Inoltre adottò come lingua ufficiale l'italiano, a scapito dello spagnolo fino ad allora utilizzato.

Il 12 aprile del 1771 fu decorato con la gran croce dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e fu insignito della commenda di Gonzole presso Stupinigi (To).

Nel 1739 perse la moglie e i due figli e si ritirò nella sua vigna di Moncalieri con la seconda consorte, Teresa Maria Cristina. Riempì il vuoto degli affetti filiali con la presenza d'un nipote di lei, Prospero Balbo, il futuro ministro, al quale, adottato come figlio, egli dedicò i consigli della propria esperienza di governo, lasciandogli poi per testamento "libri e scritture", quadri, oggetti preziosi, i feudi di Migliandolo e Vinadio e il diritto di ereditare, alla morte della moglie, la maggior parte dei beni mobili e immobili.

Il Bogino morì a Torino il 9 febbraio del 1784 e fu sepolto nella cripta del Duomo di Chieri (To).


Il nome del Bogino è erroneamente associato all'espressione in sardo, «anca ti currat su buginu» («possa tu essere inseguito dal buginu») in quanto il termine boginu è sinonimo di boia o carnefice; tale parola deriva dal latino bucinum, cioè la tromba che si utilizzava per accompagnare i condannati al patibolo. Quindi il termine passò ad indicare in genere il carnefice, identificandolo a torto con lo stesso Bogino per assonanza.


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