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Q. Sella. Ingurtosu nel 1869

Descrizione delle miniere di Ingurtosu e Gennamari fatta da Quintino Sella nel 1869

l'ingrandimento della mappa di Ingurtosu-Gennamari

La storia della miniera fino al 1869

La miniera di Ingurtosu si trova nel proseguimento occidentale del filone Montevecchio, ed appartiene alla Società Civile delle miniere di Gennamari e Ingurtosu, la stessa che possiede l'altra concessione limitrofa detta Gennamari. Anche in questa regione, come in quelle limitrofe, il filone era stato attaccato in molti punti agli affioramenti dagli appaltatori generali di miniere dello scorso secolo, specialmente dalla società Mandell. Però nel 1849 tutto era abbandonato, e soltanto al risvegliarsi dell'industria in quel distretto, alcuni speculatori di Arbus e di Cagliari avevano ottenuto diversi permessi di ricerca, nei cui campi tuttavia poco o nulla si lavorava. Il sito era deserto affatto e coperto solo di macchie.

Nel 1853 l'industriale genovese Signor Marco Calvo acquistò i diversi permessi e, riunitili in due gruppi coi nomi di Gennamari e di Ingurtosu, vi praticò tosto importanti lavori con la spesa di qualche centinaio di migliaia di lire, ciò che condusse a farle dichiarare scoperte e ad avviarne la concessione. Quella di Gennamari aveva luogo il 16 Febbraio 1855 e poco dopo era dal medesimo ceduta alla suddetta Società Civile fondatasi in Parigi, insieme col diritto di scoperta su quella di Ingurtosu. Quest'ultima venne poi concessa direttamente alla medesima società il 30 aprile 1859. L'area della concessione Gennamari fu di 400 ettari, quella di Ingurtosu, compresa fra la detta e l'ultima di Montevecchio, denominata Casargiu, di ettari 220. Più tardi la stessa Società si aggiunse il permesso, ora divenuto concessione, di Crabulazzu, di circa 400 ettari. La società francese si fondava col capitale di 1,200,000 lire, che però dovette tosto accrescere di altre 400,000.

Il filone Montevecchio presso Ingurtosu e Gennamari

Il filone lavorato ad Ingurtosu, che è il seguito dello stesso di Montevecchio, si mostra in questa regione meno potente e meno ricco che nella concessione di quel nome; però le vene di galena vi hanno uno spessore più regolare, e la loro coltivazione è assai più facile, essendo il quarzo molto meno compatto od anche sostituito da scisti e più o meno decomposto presso le vene piombifere. La galena è accompagnata dalle piriti e dalla blenda come al solito. Anche la ricchezza in argento della galena raggiunge nella regione Ingurtosu il minimum di ricchezza non solo rispetto al filone Montevecchio, ma anche in generale rispetto ai filoni regolari di Sardegna, non contenendo che circa 25 grammi d'argento sopra 100 chilogrammi di minerale a 70 o 75 per cento di piombo. Del resto in questa regione si incontrano sovente dei tratti del filone in cui esso è sterile di galena e ciò accade soprattutto nella parte media della concessione, mentre alle due estremità della medesima il filone presenta una discreta ricchezza.

I lavori nella miniera di Ingurtosu al 1869

Grazie intanto alla regolarità delle vene di galena ed al bene iniziato sistema di lavori, si andò sviluppando in questa concessione una regolare coltivazione, la quale, nelle sue speciali condizioni, potrebbe servire di modello per questo genere di giacimenti. Il disegno di questa miniera e soprattutto lo spaccato fatto secondo il piano del filone dimostrano chiaramente il sistema dei lavori aventi per base parecchie gallerie orizzontali in ribasso le une sotto le altre, destinate allo scolo delle acque ed all'estrazione del materiale; come pure le escavazioni già state eseguite, ed i tratti del filone non coltivati perché non abbastanza ricchi.

Lo sviluppo delle gallerie orizzontali aperte a scopo di comunicazione, di esplorazione, di ventilazione, di scolo e di trasporto, ammontava al fine del 1869 alla lunghezza totale di circa m. 5500, e quello dei pozzetti e dei fornelli, condotti nella linea di maggior pendenza del filone allo stesso scopo, a circa m. 2200. La massima profondità, cui la coltivazione era stata spinta sotto la cresta esterna del filone, era di circa 160 metri.

Gli impianti della miniera nel 1869

Il minerale estratto per mezzo di questa coltivazioni subisce prima una cernita a mano col martello, dalla quale si ricava la maggior parte del prodotto mercantile. Per elaborare la parte meno ricca sono stati costruiti due opifizi meccanici ai due estremi delle concessioni, l'uno nella regione S.O. di Ingurtosu, l'altro nella regione N.E. detta Casargiu.

Il primo contiene una macchina a vapore di dieci cavalli, che mette in movimento due coppie di cilindri acciaccatori, un apparecchio di sciacquamento e di classificazione, e sette stacci o crivelli a scossa, più sette stacci a mano, detti nel paese crivelli sardi, e due casse tedesche. Il secondo ha una macchina a vapore di otto cavalli, una coppia di cilindri, due classificatori, otto stacci meccanici a scossa, tre casse tedesche e tre trombe per la ripresa delle acque. Alcuni apparecchi a mano vennero pure montati allo sbocco della galleria inferiore detta Maria Teresa.

La produzione

Osserviamo che in questi ultimi anni questa miniera produsse da 20 a 25,000 quintali annui di galena, contenente da 70 a 75 per cento di piombo, e non più di 25 grammi di argento, come già accennammo. Inoltre rimangono nella miniera depositi di ricche melme (schlamm) provenienti dalle laverie o di minerali fini provenienti dalla miniera, che per scarsità di acque e di una pesteria, non sono per ora utilizzati.

La destinazione del minerale

I minerali sono trasportati alla vicina spiaggia di Piscinas, per una strada di circa 10 chilometri, praticabile ai carri a buoi del paese. La strada essendo tutta in discesa, questi carri possono caricare da 600 a 800 chilogrammi ed il costo del trasporto ammonta ad 1 lira per quintale da Ingurtosu e 1,10 da Casargiu. Dalla spiaggia di Piscinas, quando la calma perfetta del mare lo permette (ciò che raramente avviene nella stagione invernale) esso viene levato dai battelli dell'isola di Carloforte, che lo trasportano colà, e lo mettono a bordo dei bastimenti in rada, col costo di lire 0,80 per quintale. Sinora nessuna strada veramente carreggiabile lega la miniera d'Ingurtosu coll'interno dell'isola.

Il personale di Ingurtosu e Gennamari

Il personale impiegato dalla società delle miniere di Ingurtosu e Gennamari nel 1869 era circa il seguente:

Operai sardi maschi 311
Operai sardi femmine 129
Totale operai sardi 440
Operai non sardi maschi 160
Totale operai sardi e non sardi 600

In questo numero sono compresi gli operai addetti alla vicina miniera di Gennamari, specialmente ai lavori del filone Mitza Gennamari e Sant'Antonio.

Le prospettive della miniera: i lavori da fare

La miniera di Ingurtosu per la regolarità dei lavori e per le difficoltà vinte nello impianto di una regione pocanzi deserta e di difficile accesso, forma uno stabilimento rilevante dell'industria mineraria sarda. Essa onora gli Ingegneri che ci presiedono, fra cui citerò Goüin, Bornemann, Hoffmann, si presenta ora in uno stato che importa studiare. Essendo ormai esaurita la zona superiore del filone, i lavori dovranno d'ora innanzi discendere al di sotto delle ultime gallerie di livello che la configurazione del terreno ha permesso di aprire per il libero scolo delle acque e per l'estrazione dei materiali. E la miniera grandemente risente delle difficoltà inerenti a siffatta nuova condizione di cose.

"Les mines (osserva il rappresentante della società) ont dépassé la facile période d'exploration, c'est a dire qu'on est arrive actuellement au niveau des vallees et que l'on doit déjà aller en profondeur. Aussi on a commence des puits à grande section a Is Animas et a Casargiu pour lesquels ou va se servir de machines a vapeur et à colonne d'eau pour l'épuissement des eaux et l'extraction des minerais".

"Comme question d'appréciation de l'avenir, tout dépend naturellement de ce que l'on trouverà en profondeur; mais, si les choses restent dams l'état actuel, comme richesse de filon, condition de tarsport, cherté de la main d'oeuvre, impots, etc., on peut prédire un déficit considérable, sans cependant faire entrer en ligne de compte les 5 ou 600,000 francs nécessaires pour le fonçage des puits et l'établissement des machines. Si au contraire les filons se montrent steriles ou peu riches, il faudra absolument les abandonner".

Questa condizione di cose, la quale non è speciale alla miniera di Ingurtosu, ma comincia a presentarsi in altre importanti miniere dell'isola, è il preludio della trasformazione generale che dovrà subire il metodo di coltivazione di tutte le miniere, a misura che i lavori si abbasseranno sotto il livello del naturale e facile scolo delle acque. Le vere difficoltà andranno allora incontrandosi nelle coltivazioni, per vincere le quali occorreranno capitali assai maggiori di quelli, quantunque talvolta ingenti, che hanno erogato molte società nello impianto delle coltivazioni attuali. E così il periodo delle attuali coltivazioni sarà stato come un semplice periodo di prova per lo studio dei giacimenti e per richiamare al lavoro sui medesimi quei più grandi capitali che occorreranno per l'impianto definitivo e stabile delle miniere la cui ricchezza sarà per corrispondere alla concepite speranze.

La miniera Gennamari

La miniera di Gennamari fu lavorata dal 1852 al 1865, ma in scala assai ristretta. Si esauriva in questo tempo, per quanto lo permisero le condizioni del luogo, il tratto del filone Sant'Antonio che era compreso nei limiti della concessione. Ma il fatto impianto non va perduto tornando ora a vantaggio della miniera Crabulazzu la cui importanza va crescendo di anno in anno. La giacitura metallifera che vi si coltiva può ritenersi continuazione di quella di Sant'Antonio ed ha una potenza da uno a due metri. Contiene galena assai ricca in argento con matrice di quarzo, mesitins, pirite e tracce di fluorite. È conosciuta per i suoi affioramenti per una lunghezza di circa due chilometri. La configurazione del terreno è tale che permette la coltivazione della miniera fino a profondità maggiori di 100 metri per mezzo di gallerie di livello facili ad aprirsi dal lato di Gennamari; per cui questa sembra miniera chiamata a grande sviluppo.


Tratto da: QUINTINO SELLA - Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria dell'isola di Sardegna - 1870

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