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Miniere di Sardegna - Storia di un sito internet | ||
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..:Chi siamo Il 9 settembre del 2007 si è tenuto a Sardara un convegno dal titolo "Sardara: LeMiniere dimenticate: Monreale e Perda Lai". Il convegno era organizzato dal mio amico Massimo Scanu. Massimo mi propose di preparare qualcosa in occasione del convegno. Io ci pensai sopra un paio di giorni, e alla fine gli proposi un breve intervento in cui avrei fatto una sorta di "biografia" del sito e della mia esperienza con le miniere. Il testo che segue è la relazione finale che presentai a Massimo. All'interno del convegno non lessi tale testo, ma parlai "a braccio". Ritengo tuttavia interessante pubblicarlo. Ho cominciato a girare per miniere alla fine degli anni Novanta. Appassionato escursionista ero un po' stanco della solita escursione naturalistica. Quello che mancava in quest'ultimo genere di escursioni era una meta o, meglio, un "oggetto" da cercare e scoprire. Un obiettivo, insomma. Avevo bisogno di uno scopo, di un progetto che legasse una escursione alle altre. Non so perchè il mio interesse si sia concentrato sulle miniere. Prima di allora non mi ero mai interessato alle miniere e alla loro storia. L'ultimo convulso periodo della storia delle miniere sarde, così segnato da fatti eclatanti come le occupazioni dei pozzi, le manifestazioni a Cagliari e a Roma, le marce, ecc., era passato senza che io me ne accorgessi. Negli anni precedenti, più volte mi era capitato di passare per Montevecchio e Ingurtosu, ma quegli edifici, quei ruderi e quegli impianti, che in futuro avrei guardato con tanto interesse, allora non attiravano minimamente la mia attenzione. Penso che molto sia dipeso dalle mappe IGM. Le mappe IGM sono la rappresentazione in scala 1:25.000 del territorio nazionale elaborate dall'Istituto Geografico Militare (IGM, appunto). Ho sempre avuto la passione per mappe, cartine geografiche, foto aeree ecc., e quando si è trattato di trovare una nuova meta per le mie escursioni, mi è venuto naturale prendere in mano una mappa IGM. La scelta casuale è caduta sul foglio di Gonnosfanadiga. La mia attenzione è stata subito catturata dalla frequenza del simbolo che rappresenta le miniere, i due martelli incrociati. Probabilmente la molla che ha fatto scattare la decisione di mettere una miniera dismessa quale meta delle mie escursioni è stata proprio l'estrema frequenza del suo simbolo nelle mappe IGM. C'era la possibilità di darsi un programma, di legare escursione a escursione, e tutte insieme a un obiettivo di conoscenza di un territorio e di una realtà che per me era perfettamente estranea. La decisione era stata dunque presa. Si sarebbe andati per miniere! Coinvolgere alcuni amici non è stato difficile. L'idea è piaciuta subito. Perlomeno incuriosiva. Nessuno di noi era (ed è) un esperto di cose minerarie. Si andava alla cieca. Le prime escursioni le abbiamo fatte in zona di Gonnosfanadiga, poi sono seguite quelle nel Fluminese, nel Sarrabus, nel Gerrei, nel Sulcis, nel Salto di Gessa. All'inizio le escursioni erano molto frequenti, poi col tempo si sono diradate. La composizione del gruppo è mutata, ma il numero dei suoi componenti si è mantenuto sempre costante, attorno ai quattro o cinque elementi. Il basso numero era una necessità, visti i pericoli che le zone che visitavamo potevano nascondere. La prima escursione è stata un fallimento, dal momento che non siamo riusciti a trovare la miniera che cercavamo. La prima miniera che abbiamo trovato e visitato è stata Fenugu Sibiri, in territorio di Gonnosfanadiga. Le escursioni che mi hanno maggiormente soddisfatto, per diverse ragioni che si possono intuire leggendo le pagine relative che dedico loro nel sito, sono state quelle alle miniere di Brecca (San Vito) e di Sa Lilla (Armungia). L'escursione più faticosa è stata quella alla miniera di Punta Santa Vittoria (Fluminimaggiore). La visita con il maggior numero di "oh!", "ceee!" e "vieni!, guarda!" è stata quella alla laveria della miniera di Santa Lucia (Fluminimaggiore). Le ultime miniere visitate sono state quelle di Sardara. Col tempo ho imparato che visitare miniere dismesse può comportare pericoli di diverso genere. In primo luogo, "miniera dismessa" non sempre significa "miniera abbandonata". Più volte, durante le nostre visite abbiamo scoperto che la miniera era di proprietà privata, e che il proprietario non sempre gradiva la nostra presenza. In secondo luogo, la miniera presenta tutta una serie di pericoli legati al suo carattere di luogo di lavoro abbandonato e non sempre messo in sicurezza a stretta norma di legge. Andare per miniere significa essere consapevoli di questi pericoli, prendere le proprie precauzioni ed essere prudenti. E, soprattutto, non entrare mai in galleria! Il nostro gruppo (ci piace chiamarci i "Minierabondi") non è un gruppo formale, non siamo un'associazione. A nessuno è mai venuta la voglia di rendere più impegnativa un'attività che si è sempre mantenuta a un livello poco al di sopra del ludico. Non esiste un'associazione chiamata "I Minierabondi". Esiste un gruppo informale di amici che ogni tanto visita miniere dismesse, ed esiste una lista di utenti del sito internet "Miniere di Sardegna" che hanno avuto piacere identificarsi come tali ("minierabondi", appunto) in una pagina appositamente preparata all'interno del sito. Ed esisto io, che un giorno ho avuto l'idea di trasferire su internet le immagini delle miniere che mano a mano visitavamo, e le informazioni che riuscivo a recuperare su di loro. L'idea del sito internet dedicato alle miniere sarde e alla loro storia mi è venuta dopo qualche escursione. Sono partito da una idea minima: pubblicare le fotografie delle nostre visite. Il primo sito era un semplicissimo sito in HTML, con poche pagine e meno sezioni dell'attuale. Ci sono volute almeno tre versioni del sito per arrivare a quella attuale. Il salto di qualità è coinciso col mio incontro col PHP, un linguaggio di programmazione abbastanza semplice, intuitivo ma efficacissimo per costruire siti internet leggeri e dinamici, e col MySQL, un linguaggio che consente di gestire attraverso il php un archivio in cui immagazzinare tutto il materiale (testi, immagini, schede, ecc.) e richiamarlo quando serve. A quel tempo il materiale pubblicato era già consistente. La scelta del php ha reso necessario l'acquisto di spazio presso una società specializzata nella fornitura di servizi internet, e l'acquisto del nome di dominio. Il lavoro di programmazione è stato lungo, ma più lungo è stato il lavoro di "riscrittura" dei testi, che ancora ora non è completato. Miniere di Sardegna aveva due versioni, una in italiano e una in inglese che è stato chiuso (Mines of Sardinia); quello in italiano ospita circa trenta pagine dedicate ad altrettante miniere dismesse, circa 500 tra immagini e fotografie, una sezione in costruzione sulla storia dell'attività mineraria sarda, una serie di servizi dedicati alla comunità dei "minierabondi", una sezione informativa dedicata al progetto del Parco Geominerario, e altro ancora. I visitatori del sito si sono attestati attorno ai 4-500 accessi al mese per la versione in italiano. "Figli di miniera" è un progetto autonomo, anche se legato strettamente sia all'attività delle escursioni che al sito internet. Si tratta di un lavoro di raccolta di interviste di ex-minatori, ex-dirigenti di miniera, politici, sindacalisti ed economisti sull'ultimo periodo della storia mineraria sarda, quella che va dall'intervento pubblico al progetto di riconversione del patrimonio minerario a fini culturali e turistici. Il progetto originario gravitava attorno alla produzione di un documentario. Le interviste, infatti, sono quasi tutte archiviate in formato video. Una serie di difficoltà mi hanno costretto a cambiare obiettivo. Attualmente il progetto prevede l'acquisizione delle interviste e la loro pubblicazione in una sezione apposita del sito. In cantiere ho anche l'elaborazione di un testo di sintesi, di commento, che contestualizzi le varie interviste e le leghi secondo una lettura che interpreti un periodo cruciale per la storia della Sardegna. L'ultimo capitolo di questa storia è legato a un progetto di attività turistica che sto portando avanti da due anni a questa parte. Come al solito, tutto è nato senza molta programmazione. È capitato che sempre più di frequente ricevevo richieste da parte di utenti che volevano informazioni per inserire la miniera nelle loro vacanze. Da qui l'idea di offrire un servizio di escursioni turistiche che avessero l'archeologia mineraria come argomento principale. Le miniere e i loro villaggi minerari sono spesso inseriti in contesti ambientali di prim'ordine. Penso alle miniere del Marganai immerse in un bellissimo bosco di lecci; a quelle della Costa Verde, che convivono con quella perla ambientale che è Piscinas; o al Salto di Gessa con le sue gole e cale mozzafiato. Inoltre quasi ogni miniera ha il suo villaggio abbandonato e in rovina. Io penso che anche il turista meno interessato alla archeologia mineraria possa trovare perlomeno "pittoresco" un villaggio ancora relativamente abitato come Ingurtosu, o un villaggio abbandonato da decenni e ridotto a un gruppo di ruderi come Brecca o Sa Duchessa de Pitzusu. Ogni villaggio ha la sua storia minuta di uomini, donne e bambini che hanno speso la loro vita quotidiana in villaggi spesso completamente isolati. Che hanno lavorato, sperato, disperato, fatto festa, copulato, studiato, pregato, procreato, e che spesso sono morti proprio in quell'edificio, in quella stanza che ora è solo un rudere. Pensiamo al villaggio di Brecca con la sua storia dalle tinte forti (chi non la conoscesse può consultare la pagina relativa in Miniere di Sardegna), o alle mille storie che si possono intuire legate al villaggio di Seddas Moddizzis, a quello di Ingurtosu, di Gennamari, di Malacalzetta. Sono sicuro che la riuscita del progetto strategico di valorizzare a fini turistici le miniere sarde sia legato non solo e non tanto al recupero di edifici e impianti (molto spesso la scelta giusta sarebbe quella di fermare il degrado, stabilizzare una situazione di deterioramento, per non perdere il "pittoresco"), ma anche e forse di più al recupero di questo vissuto che consenta a chi accompagna i turisti nella visita di iniettare un po' di vita nelle vie silenziose, nella pareti sbilenche, nel vuoto di persone e suoni a cui sono ridotti attualmente i vecchi villaggi minerari abbandonati. E questa è valorizzazione culturale delle miniere. La valorizzazione culturale deve venire prima di quella turistica. Non solo e non tanto per una considerazione di tipo "umanistico", ma considerando la questione da un punto di vista strettamente economico. Dal punto di vista turistico, in Sardegna abbiamo molto hardware (coste, montagne, natura, miniere dismesse, feste, archeologia…), ma poco software (idee, storie, percorsi, conoscenze, progetti di turismo, indagini di mercato turistico…). Penso che uno dei compiti fondamentali del Parco Geominerario debba essere quello di creare e mettere a disposizione questo software, sia degli operatori turistici che dei turisti più curiosi (quelli che si preparano le vacanze consultando internet o acquistando guide e pubblicazioni specializzate). Un progetto come quello di raccogliere storie e memorie di minatori o semplicemente di abitatori dei vecchi villaggi minerari penso possa benissimo essere un obiettivo del Parco Geominerario. Nel nostro piccolo questo è il nostro progetto di turismo. Nel tempo il sito Miniere di Sardegna si è conquistato un posto centrale all'interno del mare magnum che è internet, relativamente, è chiaro, all'argomento di cui tratta: miniere e Sardegna. Chi ci contatta non è solo il turista che vuole "mettere una miniera" nelle sue vacanze. È anche la laureanda che sta svolgendo una tesi di argomento minerario, è la società di marketing che sta svolgendo una ricerca di mercato di appoggio a un progetto di museo minerario, è il singolo utente che vuole notizie sul Parco Geominerario (e che spesso pensa che Miniere di Sardegna sia il sito del Parco) o che vuole visitare un sito gestito dall'Igea, è l'appassionato di minerali, è l'utente che sta cercando di ricostruire la storia del proprio nonno che ha vissuto e lavorato a Naracauli… Se in Italia qualcuno fa una ricerca su Internet relativamente a miniere e Sardegna, è certo che incapperà su Miniere di Sardegna e da lì comincerà il suo viaggio. Altro discorso è quello che aveva Mines of Sardinia, la versione inglese di Miniere di Sardegna. Mines of Sardinia è era indicizzato in maniera disastrosa. Annegava letteralmente tra il numero immenso di siti internet mondiali che trattavano di miniere. In Europa nessuno sa di questo immenso patrimonio che abbiamo in Sardegna. In Gran Bretagna, dove le associazioni storiche o di appassionati di cose minerarie sono numerosissime, e che quindi potrebbe essere un buon bacino di potenziali turisti, nessuno sa che la Sardegna è ricca di mare ma anche di miniere. Così è per la Germania, altra nazione a forte tradizione mineraria. Mines of Sardinia aveva cominciato a colmare questo vuoto, ma la sua scarsa visibilità è un forte ostacolo all'adempimento del suo compito. Come vedete sta emergendo un quadro di Miniere di Sardegna come un sito di un privato, che viene utilizzato a fini privati, la mia piccola attività di turismo, ma che svolge indubitabilmente un servizio pubblico, la conoscenza e valorizzazione del patrimonio minerario sardo, sia in Italia che all'estero. Miniere di Sardegna non è l'unico sito internet che svolge questo ultimo ruolo. Il sito che per primo mi viene in mente è Sardegna Miniere, anch'esso ricco di informazioni, immagini e notizie. Ci sono poi altri siti minori, incentrati su un'unica miniera, o sui minerali sardi, o su un'intervista… Io penso che tutte queste iniziative spontanee non debbano essere trascurate. Al contrario devono essere valorizzate, almeno riconosciute e rese più utili al loro scopo implicito. È nota a tutti la funzione positiva per lo sviluppo turistico di una regione svolta dallo spontaneo associazionismo culturale e sportivo. Io penso che il Parco Geominerario, tra i suoi molti compiti, dovrebbe avere quello di valorizzare queste passioni, trovare i giusti modi per incentivarle, potenziarne l'azione, elevarne la visibilità, sfruttarne le potenzialità. |
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