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La storia di Buggerru

Storia di BUGGERRU

PREISTORIA

Le prime testimonianze umane nel territorio di Buggerru risalgono al Neolitico antico; a tale riguardo è noto che nella grotta di Su Mannau, nel fluminese, si praticava il culto delle acque: infatti al suo interno sono stati scoperti frammenti di lucerne votive di varie epoche. La civiltà nuragica è rappresentata in loco da numerose testimonianze fra cui la più importante è quella il villaggio di Capo Pecora: la sua struttura è piuttosto complessa e comprende resti di torri, tombe di giganti e fonti sacre, mentre la località di Antas rappresentava il centro religioso dove si venerava il Dio Sardus Pater.

ETA' ROMANA

La spiaggia di San Nicolò è stata utilizzata come porto naturale prima dai fenici e successivamente dai romani, i quali sfruttarono le ricchezze minerarie e naturali. In particolare a San Nicolò fu rinvenuto un titolo funerario di un militare chiamato Surdinius Felix; egli fu centurione e prestò servizio nella prima corte dei sardi probabilmente nel centro minerario di Metalla. Già al tempo dell'imperatore Commodo (180-193 d.c) durante la persecuzione dei cristiani, molti di loro furono condannati a lavorare nelle miniere sarde: infatti è probabile che i 17 scheletri ritrovati presso la chiesa di San Nicolò incatenati alle caviglie fossero proprio i "Damnati ad Metalla".

LA NASCITA DI BUGGERRU

Leggenda vuole che il primo abitante stabile di Buggerru fosse Renè Jacomy, incaricato di controllare la spedizione del legname e del carbone per conto di una società francese. Nel 1877 si era già sviluppato un villaggio di 2000 persone con negozi, scuole e chiesa. Con la scoperta dei giacimenti minerari vennero aperte gallerie e pozzi che per volere dei dirigenti francesi portavano nomi di persona: ad esempio galleria Henry, galleria Lucien, ecc.

Per trasportare il minerale dalle cave agli impianti industriali si costruì una linea ferroviaria che collegava i cantieri d'estrazione con i forni di calcinazione. Per trattare il minerale grezzo ed in particolare per separare le terre ricche dallo sterile furono create tre laverie: Laveria Lamarmora, laveria Buggerru; laveria Malfidano ubicate nella zona del porto. Dalle laverie il prodotto mercantile veniva direttamente imbarcato sui velieri (bilancelle), alla volta di Carloforte, da cui poi prendeva diverse destinazioni.

La palazzina della direzione delle miniere era situata in piazza degli uffici ed era circondata da un curatissimo giardino: accoglieva il settore amministrativo e tecnico della miniera, ma rappresentava anche la residenza del direttore e della sua famiglia. A Buggerru si distingueva anche un'altra costruzione in stile liberty: la palazzina Beni Beni che fungeva da foresteria per gli azionisti, per i dirigenti della miniera o anche per gli ospiti del direttore.

BUGGERRU MULTIETNICO

Oltre ai dirigenti provenienti dalla Francia in paese erano rappresentati tutti le regioni d'Italia: erano presenti gruppi di Piemontesi, di Lombardi, di Emiliani, di Toscani e chiaramente di Sardi. Proprio per questa multiculturalità Buggerru non possiede forti tradizioni sarde e la sua principale caratteristica è quella di essere la somma di mille memorie.

DAL VILLAGGIO ALLA CITTA'

Alla fine dell'800 Buggerru contava 6.000 abitanti, ed era diventata una vera e propria cittadina. Possedeva l'ospedale che vantava anche un servizio di farmacia, due sale di ricovero e sopratutto l'energia elettrica; l'assistenza era riservata ai dipendenti delle miniere anzi, all'inizio esclusivamente agli uomini, ma con l'arrivo delle Suore Vincenziane (le quali gestirono la farmacia e l'asilo) essa fu anche estesa alle lavoratrici; la chiesa dedicata al patrono San Giovanni Battista, è in stile neoclassico, ricorda un tempio greco; questa è dotata di camapanile, le cui campane furono fatte suonare per la prima volta nel 1882 da due francesi Monsieur Bourdiol e Jeanne Jacomy; l'ufficio postale esisteva a buggerru già dal 1 giugno 1879: un incaricato raccoglieva la corrispndenza da spedire e la portava all'ufficio postale di Fluminimaggiore da cui prendeva in consegna quella da distribuire a Buggerru.

Nel 1884 fu istituito a Buggerru un vero e proprio ufficio postale che divenne autonomo con l'attivazione del telegrafo inaugurato il 18 ottobre 1886; la scuola fu istituita nel 1879 e accoglieva dal 1899 tutte le classi elementari (divise in sezioni maschili e femminili). L'edificio scolastico disponeva inoltre di un museo ed una biblioteca. Il programma didattico, oltre alle materie tradizionali prevedeva anche l'apprendimento del lavoro manuale in apposite aiuole, situate vicino alla scuola: si impartivano lezioni pratiche di agricoltura.

A Buggerru oltre ai vari servizi si dava spazio anche all'arte ed allo spettacolo; fu costruito il teatro Perrier che divenne luogo di recite, feste e anche di serate danzanti. Nell'800 fu costituita la banda musicale e in occasione delle feste si esibiva per le strade del paese.

Agli inizi del novecento a Buggerru si registrava la prima automobile immatricolata nella provincia di Cagliari, forse la prima di tutta la Sardegna: era una Decauville di proprietà della società mineraria targata 13-1; (13=provincia di Cagliari) e (1= indicava la prima). Non essendo ancora dotata di meccanismo di retromarcia nel garage della direzione veniva parcheggiata su una piattaforma rotante che azionata al momento opportuno, le permetteva di ritornare in posizione di marcia. Tra i locali più frequentati c'era sicuramente la locanda, ma erano presenti ben cinque sale da ballo distribuite tra Buggerru e Planu Sartu. Il giorno più attesa era certamente il giorno di paga; questo veniva vissuto come un vero giorno di festa a cui accorrevano molte persone di tutta la Sardegna.

L'ECCIDIO DI BUGGERRRU DEL 1904

Nel settembre del 1904 a Buggerru ebbe luogo la tragica rivolta operaia che costò la vita a tre minatori. La causa scatenante di questo sciopero fu la modifica degli orari di lavoro: la società mineraria reintrodusse il rientro anticipato al lavoro (orario invernale) che comportava una sosta di due ore prima del rientro pomeridiano; nell'orario estivo invece la sosta era di 3 ore. Ma è chiaro che il malcontento era più profondo e riguardava più in generale le condizioni di sfruttamento in cui vivevano i minatori; questi facevano turni massaccranti di 10-12 ore senza giorno di riposo, avevano i salari più bassi d'Europa con l'obbligo di pagarsi persino gli strumenti di lavoro (come ad es. l'olio delle lampade). Il 3 settembre del 1904 i minatori, si presentarono al lavoro un'ora più tardi secondo l'orario estivo ma solo dopo la minaccia del licenziamento da parte della direzione inscenarono una protesta. Il 4 settembre giunsero i soldati dopo sette ore di marcia da Iglesias e presero alloggio nella falegnameria, dove alcuni operai non scioperanti stavano preparando l'accampamento. I minatori si sentirono traditi, e dalla folla in rivolta si levò una sassaiola sempre più fitta cui i militari risposero sparando. Lo scontro a fuoco causò la morte di tre morti (Montixi; Littera; Pittau) mentre i feriti furono 11.


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