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Raggiungere l'Argentiera è semplice; il sito dista circa 40 Km da Sassari e prendendo la strada che dalla città porta ad Alghero troverete tutte le indicazioni necessarie. Al termine della strada vi troverete direttamente nella piazza del paese che negli anni di maggior splendore contò più di 2000 abitanti. Antico pozzo risalente a una fase precedente quella apertasi nel XIX secolo. Si tratta di un pozzo molto antico, come dimostra il rivestimento in pietrame, tuttavia e' stato utilizzato anche in tempi più recenti, come testimoniano i resti di tubazioni (acqua, aria compressa) presenti al suo interno. Purtroppo molti hanno scambiato questo sito (e un po' tutta la vecchia area della miniera dell'Argentiera) per una discarica, e questo sicuramente non concorre a smussare l'atmosfera di abbandono e degrado che permea il luogo. Da tempo il sito dell'Argentiera pur facendo parte del Parco Geominerario della Sardegna, attende di essere riqualificata dal punto di vista turistico. Il Pozzo Podestà. Il Pozzo Podestà (come tutto all'Argentiera) è facilmente raggiungibile: una volta arrivati alla piazzetta al termine della strada di accesso al paese, si prende la Via Pozzo Podestà (si, esistono i nomi delle strade perche' con la chiusura della miniera il paese non fu abbandonato e ancora oggi alcune decine di persone ci abitano stabilmente) e la si segue in salita fino a quando non ci compariranno davanti gli edifici del pozzo. Quando il giacimento non fu più raggiungibile mediante gallerie scavate attraverso il fianco della montagna, si iniziarono i lavori di costruzione del pozzo principale di estrazione, chiamato Pozzo Podestà dal nome del barone Andrea Podestà, presidente del Consiglio di Amministrazione della Società Correboi. Esso fu intestato alla quota di +30 slm, aveva una sezione circolare con un diametro di 3,60 metri ed era completamente rivestito in muratura. Tramite il pozzo Podestà, negli anni successivi al 1890, venne iniziato il primo livello ad una quota inferiore al livello del mare (livello -5). Lungo il pozzo, che metteva in comunicazione l'esterno con il sotterraneo, si staccavano a varie profondità i diversi livelli, attrezzati con binario, su cui potevano scorrere i carrelli, spinti dall'uomo o trainati da muli, su cui veniva condotto il materiale estratto o all'impianto di arricchimento (laveria) o in discarica. Il Pozzo Podestà raggiungeva quota -220 mediante il livello che lo collegava al Pozzo Alda, nel cantiere Plata; a questa quota si staccava un pozzo interno chiamato "Umberto" che raggiungeva la quota -333 metri per coltivare le parti più profonde del giacimento. Nei pressi del Pozzo Podestà erano presenti: la cabina elettrica, la forgia, la sala compressori, la guardiania, la falegnameria e una blocchiera. Continuando sulla strada (la via ora si chiama Miniera Vecchia, in quanto i vecchi lavori iniziarono in questa zona e anche più all'interno) si possono vedere gli imbocchi delle gallerie Rietto e Calabronis; quest'ultima, pur essendo molto antica (Romana e sicuramente Pisana), fu utilizzata fino alla chiusura della miniera. Ancora più in alto è possibile vedere alcuni lavori a cielo aperto in coincidenza con una zona di affioramento del filone mineralizzato; la mineralizzazione a solfuri di zinco, piombo e antimonio è ospitata nelle filladi paleozoiche ed ha una probabile genesi idrotermale come molte altri giacimenti minerari sardi. Più vicina al mare, quasi inserita all'interno del villaggio, è situata la splendida laveria in legno, che da tempo è in fase di restauro. Il minerale esce dalla miniera generalmente frammisto a materiale sterile. Per poter rendere commerciabile il minerale occorre separarlo dal materiale sterile, ovvero occorre concentrarlo (arricchirlo). Nei primi anni della miniera l'arricchimento veniva fatto esternamente da donne e bambini mediante "cernita a mano", cioè scegliendo manualmente, nel mucchio, i blocchi di minerale molto ricco da separare. Alla fine dell'800 l'impianto di arricchimento dell'Argentiera, denominato anche "Laveria" in quanto il minerale veniva separato esclusivamente per lavaggio sfruttando le differenze di peso specifico tra i minerali e gli sterili ad essi connessi, aveva una struttura molto semplice. La laveria gravimetrica trattava fino a 45 tonnellate di grezzo al giorno fornendo circa 18 tonnellate di minerale che veniva caricato su barche a vela che attraccavano sulla spiaggia di San Nicola e trasportato a Porto Conte dove veniva imbarcato su battelli che facevano rotta verso i porti del Nord Europa. Gli sterili grossolani risultati dall'arricchimento venivano messi in discarica mentre i fanghi di lavaggio, che normalmente vengono depositati in appositi bacini di decantazione, venivano scaricati direttamente in mare. Nel 1930 venne costruita una moderna laveria con impianto di flottazione capace di trattare 250 tonn. al giorno di minerale grezzo, che però entrò in funzione solo nel 1936. Il tout venant proveniente dal pozzo arrivava a 2 grandi tramogge e successivamente ad una grglia con maglia da 7 cm; il +7 cm veniva frantumato in un frantoio a mascelle (tuttora presente nella laveria) e passava poi per un mulino a sfere che macinava a -1 cm; tale prodotto passava poi per un vaglio Humer con tela da 1,5 mm, il cui passato andava ad un mulino a barre che alimentava un classificatore Dorr; il rifiuto del vaglio Humer (da +1,5 mm a +1 cm) andava ad un crivello Hankock sgrossatore (ancora presente in laveria) il cui rifiuto assieme a quelli prodotti dalla flottazione andavano a ripiena dei vuoti di coltivazione. Il fine del classificatore Dorr (sotto i 60 mesh = sotto i 0,250 mm) veniva inviato attraverso una pompa alle celle condizionatore dove si aggiungevano gli agenti di flottazione che permettevano di flottare in diverse serie di celle prima la blenda e poi la galena; il grosso del Dorr andava ad un ulteriore Mulino in circuito chiuso con un classificatore che riducevano il minerale sotto i 60 mesh. Il minerale concentrato veniva quindi inviato ai silos di stoccaggio, posti di fronte alla laveria, da cui con un ingegnoso sistema soprelevato di carrelli veniva inviato al molo per il carico sulle imbarcazioni; quando negli anni '40 il trasporto iniziò a viaggiare su gomma fu costruito di fronte alla laveria un sistema di tramogge per il carico dei camion. All'estremo nord-est fu scavato un altro pozzo di estrazione, il Pozzo Alda, nel cantiere Plata, per seguire in profondità alcune ricche mineralizzazioni già coltivate dagli antichi sino alla profondità di 20 metri. Al termine dell'attività della miniera (1963) la profondità del Pozzo Podesta' raggiungeva il livello -220 dal quale si intestava il Pozzo Umberto (completamente nel sottosuolo) che arrivava al livello -325. Dal livello -225 si sviluppava una galleria che collegava il Pozzo Podesta' al Pozzo Alda. La laveria recentemente restaurata assieme al Pozzo Podestà e' stata completamente spogliata di tutto quello che poteva essere rivenduto, così come gli edifici di servizio (compressori, argani, ecc.). Resta comunque un'atmosfera unica e affascinante che andrebbe provata almeno una volta. Del villaggio che attorno alla piazzetta "Camillo Marchese" poteva vantare la presenza degli uffici, della direzione, della guardia di finanza, della posta, dell'infermeria, delle officine, del dopolavoro, del cinema, della chiesa e dell'asilo rimane attivo solo il Bar "il Veliero" e quelle poche case utilizzate d'estate dai turisti e dai nostalgici dell'Argentiera. Naturalmente l'Argentiera si presta a lunghe passeggiate che vi porteranno alla scoperta di luoghi panoramici tra antiche rocce paleozoiche scolpite dal tempo. Questa foto d'epoca (aggiunta in data 30 dicembre 2007) è stata gentilmente proposta da Roberto Solinas, che ringrazio vivamente. Ritrae due giovani operai vestiti con abiti di festa e un piccolo ai loro piedi. I due giovani posano davanti al fotografo tenendo in mano l'uno una falce, l'altro un martello. Con evidente intenzionalità e soddisfazione, i due operai formano il simbolo comunista della falce e martello. Presumibilmente la foto risale al dopo guerra, fine anni Quaranta - inizi anni Cinquanta. La Storia dell'Argentiera Sulle più importanti manifestazioni di galena (solfuro di piombo) particolarmente ricche di argento e blenda (solfuro di zinco) ubicate nella zona dell'Argentiera, si sviluppò sin dall'antichità una intensa attività mineraria. Infatti il giacimento fu oggetto di intense lavorazioni da parte dei Romani e dei Pisani, come testimonierebbero vari reperti ritrovati sia nella zona di Miniera Vecchia sia nella zona Plata (Plata in spagnolo significa Argento). Risulta inoltre probabile che il sito dell'Argentiera fosse noto già dall'Età del Rame, vista la presenza di Domus de janas. Il conte Alberto Lamarmora nel suo "Itinerario dell'Isola di Sardegna" descrive l'Argentiera citando una serie di ritrovamenti effettuati nel 1865 entro un pozzo profondo 80 metri nella zona di Miniera Vecchia: Si trovò un mucchio di cadaveri da cui si raccolsero le fibule, ed armi che notavano un'epoca romana. L'interesse degli antichi era focalizzato sulle mineralizzazioni a galena la cui ricchezza in argento consentiva agli abili fusori del tempo un notevole ritorno economico, e di questo i toponimi dell'"Argentiera" e della Plata sono particolarmente significanti. Nel 1838 il celebre scrittore francese Honorè de Balzac, informato dal direttore della scuola militare di Saint-Cyr sulle potenzialità di alcuni giacimenti Sardi, giunge da Alghero per verificare le reali possibilità di sfruttamento del giacimento dell'Argentiera; purtroppo per lui venne preceduto nell'intento da un commerciante genovese al quale lui stesso confidò la presenza di questo ricco giacimento. Nel 1854 il Geologo Candido Baldracco visita la miniera ma trova nel vasto podere una sola abitazione a circa 2 km dalla miniera. Nel 1867 la miniera venne accordata in concessione per minerali di piombo argentifero e zinco alla marchesa Caterina Angela Tola di San Saturnino. Dopo tre anni la concessione passo' alla Soc. An. Miniere et Metallurgique Sardo-Belge. Nel 1872 il titolare della concessione divenne la ditta Luigi de Lamine di Liegi e l'anno dopo la concessione venne ceduta alla Compagnia Generale delle Miniere. style="font-style:italic;">Società Anonima delle Miniere di Correboi (costituita a Genova nel 1890), che la gestirà fino al 1963, anno della chiusura definitiva degli impianti. Nel 1892 viene completato l'impianto esterno di estrazione del Pozzo Podestà (motrice da 15 CV alimentata da 2 caldaie a vapore), e sulla spiaggia realizzato un sistema di caricamento a mare con doppio binario. Nel 1906 viene realizzato un serbatoio idrico da 100 mc che raccoglieva e distribuiva l'acqua per l'intero villaggio minerario. Nel 1936 entra in funzione la nuova laveria con impianto di flottazione. Nel 1963 la miniera viene chiusa.
Bibliografia consigliata: OTTELLI LUCIANO "L'Argentiera, il giacimento, la miniera e gli uomini" - Carlo Delfino Editore, Sassari, 2014. OTTELLI LUCIANO "L'Argentiera" - Edizioni Gallizzi, Sassari, 1997. RUJU SANDRO "L'Argentiera" - Franco Angeli Storia - Milano, 1996. RUJU SANDRO "I Mondi Minerari della Sardegna, con dieci testimonianze orali" - Edizioni CUEC, 2008. Carta Geologica 1:100.000, Foglio n. 179, Porto Torres. Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997. Cartina IGM: 458, IV Questa pagina ? stata visitata 120130 volte |
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