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(Miniere di Sulcis)
Miniera di Terras Collu - Culmine

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  18. Silius
  19. Ogliastra
  20. Orani - Nuorese
  21. Sassarese
  22. La Maddalena - Gallura

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La miniera di Terras de Collu fu accordata in concessione alla Società Timon-Varsi nel 1853 per una estensione totale di 400 ettari. La miniera era situata a SW del paese di Gonnesa e si estendeva per 519 ettari sullo stesso orizzonte eocenico che conteneva gli strati di carbone denominato Carbone Sulcis coltivati nelle miniere della Società Carbonifera Sarda. Nella concessione Terras Collu pero' gli strati, trovandosi nella zona marginale della formazione, risultavano disturbati da faglie e stiramenti, che ne rendevano la coltivazione meno facile.

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Negli anni '10 i lavori si concentrarono nei cantieri Baccarini, Gennai e Maddalena. Altri lavori venivano effettuati nella zona Cattaneo e presso l'omonima discenderia.

Nel 1927 la miniera fu esercita dalla Soc. Monteponi, la quale iniziò i lavori del nuovo pozzo di estrazione, Sartori.

La concessione del 1934 riunì le miniere di Terras Collu con quella di Culmine e di Is Nuragus.

La Società Monteponi fino al 1895 aveva organizzato le coltivazioni nel modo piu economico possibile per produrre i quantitativi di carbone che erano destinati ai forni della fonderia di piombo, a quelli di calcinazione delle calamine e alla limitata produzione di forza motrice a Monteponi. Successivamente la Società cercò di produrre carbone in maggiori quantità da destinare alla produzione di energia termoelettrica nella Centrale di Porto Vesme la quale, nel 1927 passò dalla Società Elettrica Sarda alla Monteponi.

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Il giacimento di Terras Collu era costituito da 6 strati la cui potenza, molto variabile, arrivava in certi punti a superare i 7-8 metri complessivi; qualche strato risultò potente fino a 2 metri, ma normalmente, escluso il primo strato non coltivabile, la potenza media era di 0,80 metri per strato (cioè, complessivamente su 4 metri (circa 5 ton/mq di carbone in posto di giacimento coltivabile).

Le coltivazioni non potevano essere realizzate col metodo dei tagli lunghi per forti produzioni. Negli strati piu bassi si ottenevano i migliori risultati col sistema degli "scrapers"; mediante gallerie a livello in direzione e rimonte, discenderie si tracciavano pannelli aventi 8-12 metri di larghezza e lunghezze variabili da 30 a 50 metri; questi pannelli venivano esauriti lasciando scoscendere il tetto. L'estrazione del carbone, in origine avveniva attraverso la galleria di ribasso alla quota 56 sul livello del mare, integrata da un piccolo pozzo per l'evacuazione degli sterili che non trovavano posto in miniera.

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Nel 1927, venne iniziato lo scavo di un pozzo denominato Sartori, alla quota 114 slm. Tale scavo, sospeso nel 1928 e ripreso nel 1935, venne ultimato nel 1938. Il pozzo era completamente rivestito in muratura.

L'impianto di estrazione del pozzo Sartori era dotato di un argano Pomini con motore da 50 cv. Venivano estratti 550 vagoni al giorno da 500 kg, i quali raggiungevano il piazzale e venivano rovesciati nel silos di alimentazione della laveria.

La laveria era dotata di griglia a catena rotativa che separava i -50 mm dai +50 mm. Il +50 era cernito a mano e successivamente utilizzato per alimentare le locomotive della ferrovia Monteponi-Terras Collu-Portovesme.

Il -50 passava attrverso un vibrovaglio che lo suddivideva in 3 classi:

0-10 mm;

10-30 mm;

30-50 mm.

Queste tre classi pervenivano ai crivelli per una ulteriore separazione tra ricco e sterile. I ricchi erano utilizzati in parte nella Centrale Termoelettrica di Portovesme e in parte negli impianti metallurgici della Soc. Monteponi.

La resa della laveria era pari al 70% del tout venant con produzione di mercantile al 22-25% in ceneri e potere calorifico di 4000-4500 calorie.

Nel 1950 la miniera di Terras Collu produceva 36.000 tonnellate di carbone lavato, e raggiungeva un ritmo di produzione di 4000 tonnellate al mese avendo in forza 330 operai fra interno ed esterno.

Nel '55 si coltivava il giacimento nei cantieri Sartori e Murecci. Il pozzo Sartori veniva approfondito da quota 25 m a quota 50 m.

Nei primi anni '60 l'attività mineraria risultò assai ridotta, fino alla domanda di rinuncia nel 1963.

Ora tutto il complesso di Pozzo Sartori è stato inglobato in un azienda agro/pastorale.


Questa pagina è stata realizzata anche grazie al prezioso aiuto di Roberto Camedda (archeominer.domus@tiscali.it).


Bibliografia

Archivio Emsa-Progemisa.

Centenario della Società Monteponi 1850-1950.

MEZZOLANI SANDRO e SIMONCINI ANDREA "Sardegna da Salvare. Storia, Paesaggi, Architetture delle Miniere" - VOL XIII. Nuoro, Ed.Archivio Fotografico Sardo, 2007.

SELLA QUINTINO "Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria in Sardegna", 1871.

Carta Geologica 1:25.000 Iglesias, Foglio 233, 1938.

Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997.

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