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(Miniere di Sulcis)
Miniera di Monte Sinni (Seruci - Nuraxi Figus)

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La Concessione Mineraria Monte Sinni (Seruci-Nuraxi Figus)

La Concessione Mineraria “Monte Sinni” è ubicata nella Sardegna sud-occidentale, nei territori comunali di Carbonia, Gonnesa e Portoscuso, in provincia di Carbonia-Iglesias. L’estensione totale della concessione è di 5940 ha. Tale concessione comprende sia i cantieri sotterranei che i due cantieri minerari in superficie di SERUCI e di NURAXI FIGUS.

Il Cantiere di Seruci risulta attualmente dismesso ed è interessato solo da attività di messa in sicurezza; il cantiere è posto a circa 4 km a sud-ovest dell’abitato di Gonnesa ed a 1,7 km a nord-ovest da quello di Nuraxu Figus.

Il Cantiere di Nuraxi Figus è posto a circa 3 km a SSE rispetto a Seruci ed a circa 1 km dall’omonima frazione.

L’area di Nuraxi-Figus costituisce il cantiere minerario attivo e la sede principale della Carbosulcis S.p.A..

Nell'area è presente anche una discarica per rifiuti speciali non pericolosi, in esercizio dal 2006 e gestito dalla Carbosulcis S.p.A.

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Miniera di Seruci

Il cantiere minerario di Seruci, ubicato nella porzione settentrionale della Concessione Mineraria “Monte Sinni”, si estendeva su una superficie di complessivi 41,5 ettari fu avviato con continuità negli anni ’50 e rimase in funzione (tra alti e bassi) sino agli inizi degli anni '90.

Ora nell'area mineraria sono presenti sia i capannoni prefabbricati con le strutture prettamente industriali, sia gli edifici di particolare interesse architettonico e distributivo (come gli spogliatoi e le docce degli operai). Al centro dell’area fabbricati sono presenti i due pozzi principali (Pozzo 1 e 2 di Seruci).

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All'esterno i bacini destinati ad accogliere i fini di laveria, inattivi sin da prima del 1992, anno in cui è stata dismessa e smantellata la laveria di Seruci.

Nell’intorno del cantiere di Seruci, inoltre, vi sono le strutture dei pozzi secondari denominati Nuraghe, Torretta e Chilotta, attualmente dismessi ed in fase di chiusura e di messa in sicurezza. Erano inoltre presenti i Pozzi Lenzu e Maiorchina e Porto Paglia.

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Prima di passare alla Carbosulcis, l'area mineraria fu oggetto di ricerche e coltivazioni da parte della Soc. Monteponi, della Soc. Carbonifera Sarda e dell'Enel.

Infatti è del 1927 un permesso di ricerca per lignite di circa 300 ettari accordato alla Soc. Monteponi.

Negli anni '40 venne progettata la creazione di 5 grandi miniere "Littorie" con l'intento di produrre 5 milioni totali di tonnellate di carbone. Le miniere saranno disposte nel seguente modo:

Zona Nord-Orientale: Littoria I (Nuraxi Figus) - 2 Pozzi;

A Sud di littoria I: Littoria II (Seruci) - 2 Pozzi;

A Sud di Littoria II e ad essa contigua: Littoria V - 2 Pozzi;

A occidente confinante ad Ovest con il mare, da Nord a Sud: Littoria III e Littoria IV.

In questo periodo all'esterno di Littoria II (Seruci) e di Littoria I (Nuraxi Figus), furono costruiti i castelli in legno di 2 pozzi con relativi argani di estrazione, ma anche un fabbricato provvisorio per l'impianto di aria compressa, la cabina elettrica di trasformazione a 15.000 Volt, le officine meccanica ed elettrica, la falegnameria, i magazzini e gli uffici. Nel 1949 la zona di Porto paglia veniva collegata a Seruci; Si lavorava in rimonta verso Porto Paglia al livello -90.

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Dopo diversi alti e bassi nel maggio del 1956 la concessione passò alla Soc. Mineraria Carbonifera Sarda.

Nel 1965 la concessione passò invece all'ENEL. Sotto questa gestione i lavori minerari ebbero luogo in vari cantieri denominati con numeri progressivi fino al 40 e anche al MC 102, al Dosco e al Minatore continuo.

Il corpo minerario principale era costituito da 4 strati di lignite (Carbone Sulcis) con potenza media variabile tra 1,8 e 3 metri con direzione NE-SO e pendenza 7°SE. A tetto un'alternanza di arenarie, calcari marnosi e marne del Miocene, mentre a letto i calcari a Miliolidi dell'Eocene.

Nel 1966 venne annessa alla concessione di Seruci l'ex miniera della Soc. Monteponi, Terras Collu - Culmine. Anche l'area del permesso minerario di Porto Paglia - is Terrazzus, coltivata negli anni '20 dalla Soc. Mafidano venne inglobata nella concessione Seruci.

Nel 1971 l'occupazione ammontava a 964 operai dei quali 660 nel sottosuolo e 304 all'esterno; La produzione nel 69-71 fu pari a 352.823 tonnellate di grezzo, mentre quella di mercantile fu di 291.251 tonn.

Nel 1962 le riserve calcolate erano: 3 milioni di ton. in vista, 50 milioni probabili e 200 milioni possibili.

Gli impianti di estrazione consistevano in 2 pozzi di 5 metri di diametro rivestiti in muratura e profondi 360 metri ciascuno.

Il pozzo n. 1 adibito a transito di personale e trasporto di materiale con gabbie a 3 piani della capacità di 60 uomini per cordata.

Il pozzo n. 2 adibito ad estrazione del tout-venant con skip e impianti automatici di carico/scarico da 700 ton/ora.

Il grezzo estratto dagli skips veniva scaricato con nastro trasportatore in un silos da 4500 ton. e da qui alla laveria, sempre mediante nastro trasportatore.

La miniera era divisa in due sezioni riferite ai 3 pozzi principali; sezione Ovest e sezione Est.

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L'impianto della Laveria (Roberts and Schaefer Company) aveva una potenzialità di trattamento di 300 ton/ora di grezzo. Il grezzo aveva un potere calorifico di 3200-3500 cal., ma dopo il passaggio in laveria raggiungeva 4000-4300 cal.

Per il trasporto del lavato si utilizzava una teleferica da 200 ton/ora fino al silos di Portovesme da 100 ton di capacità. Completavano gli impianti gli edifici delle officine, dei magazzini materiali, la lampisteria, i bagni operai, la direzione, ed il raccodo ferroviario che collegava la Laveria alla ferrovia Monteponi-Portovesme.

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Nel 1965 si verificarono scioperi e agitazioni da parte degli operai a causa del passaggio all'ENEL e ci fu un decremento della produzione di lavato.

Nel 1967 presso l'Assessorato Industria e Commercio della Regione Sardegna venne esaminato lo stato delle miniere di Seruci e Nuraxi Figus (ex Cortoghiana Nuova). Gli operai della miniera di Seruci ammontavano a 1221 di cui 840 in sotterraneo compresi gli addetti alla teleferica. Visto l'aumento del costo della manodopera la Soc. Enel decise di potenziare e meccanizzare la miniera.

Vennero installate:

2 macchine per avanzamento Dosco;

1 impianto di trasporto in sotterraneo a monorotaia Scharf (4500 metri);

1 nuovo armamento marciante rabot D'Ancre Westfalia;

Migliaia di nuovi metri di nastri trasportatori;

In questa fase il bilancio economico della miniera risultava molto grave, anche a causa del basso potere calorifico del carbone (3500 calorie) e al suo contenuto in ceneri ed in zolfo che incidevano negativamente sulla produzione di energia della Centrale Termoelettrica di Portovesme rispetto ad un esercizio a nafta; 7 lire a kwh a carbone contro i 2,6 lire a kwh di costo.

Controlli Grisou

Il Grisou è una miscela di gas costituita da metano, e da altri idrocarburi che si forma spontaneamente nelle miniere di carbone; a contatto con l'aria questo gas può infiammarsi ed esplodere facilmente.

Negli anni '60 venivano effettuati controlli nel settosuolo per la presenza del Grisou: vennero misurati i valori di Metano (CH4), Monossido (CO) e Biossido di Carbonio (CO2) e Ossigeno (O2). I controlli e le indagini atte ad evidenziare eventuali gas esplodenti non diedero risultati indicativi.

Nel 1969 nella sezione -160 m, venne eseguita per la prima volta la ripiena pneumatica utilizzando sterile della laveria di Serbariu; nella stessa sezione proseguì la coltivazione della coltivazione mediante la nuova tagliatrice a tamburo, con un rendimento pari a 8,6 ton/uomo/turno.

Nel 1960 invece, per eseguire la ripiena, si utilizzava la trachite granulata ricavata da una cava a giorno. La cava veniva utilizzata saltuariamente così come l'impianto di frantumazione e classificazione annesso. Perforazione e sgombero furono meccanizzati con Wagon-drill e pala meccanica. In cava lavoravano 16 operai.

Nel dicembre del 1962 venne montata anche una seconda unità Continuous Miner CH6 JOY.

A seguito della crisi del comparto, nel 1972 Enel sospese di fatto ogni produzione nell’area del Sulcis e, a metà degli anni Settanta, si sganciò definitivamente dal settore dell’estrazione del carbone.

L’attività rimase inattiva per 16 anni, sino al 1988, anno in cui, dopo una serie di passaggi di proprietà, fu ripresa la produzione ad opera della Carbosulcis Spa, che rilevò dall'Enel l'intera attività mineraria del Sulcis.

Nel 1992 venne smantellata la laveria di Seruci e il materiale estratto dal sottosuolo nel suo cantiere estrattivo cominciò ad essere trasferito e trattato nella nuova laveria di Nuraxi Figus.

Terminata l'attività estrattiva iniziarono le operazioni di messa in sicurezza e recupero ambientale. Tali operazioni possono essere così sinteticamente elencate:

Messa in sicurezza dell’intera area di cantiere mediante realizzazione di recinzione perimetrale continua;

Messa in sicurezza dell’area fabbricati mediante la chiusura delle aperture al P.T.;

Chiusura e messa in sicurezza dei pozzi di ventilazione secondari;

Rimodellamento morfologico mediante riporto di sterili minerari dell’area delle ex discariche minerarie con successivo recupero ambientale mediante la realizzazione di specifiche opere a verde;

Chiusura e messa in sicurezza dei pozzi di ventilazione principali.

L'ex realtà mineraria di Seruci nel 2018 diventa oggetto di grande attenzione, dal momento che diviene sede dell'importante progetto scientifico ARIA per la distillazione del gas Argon.

Articolo INFN:

Progetto ARIA

Localizzazione della Miniera di Seruci:

Mappa Seruci

Miniera di Nuraxi Figus

Il cantiere minerario di Nuraxi Figus è ubicato nella porzione centro-meridionale della Concessione Minararia “Monte Sinni” con una estensione in superficie pari a circa 120 ettari.

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Nella porzione nord-occidentale dell’area sono presenti i due pozzi principali di ventilazione e accesso ai cantieri del sottosuolo di Nuraxi Figus (Pozzo 1 e 2), mentre nella porzione S è presente l’imbocco alla discenderia di accesso al sottosuolo. La porzione meridionale del cantiere, è stata dedicata, alla formazione di aree e piazzali di stoccaggio temporaneo dei prodotti (carbonile e deposito di sterili). Il bacino di accumulo della acque meteoriche e di processo (sedimentazione dei fini di laveria), occupa una grande superficie del cantiere.

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In superficie i siti produttivi della Carbosulcis si estendono complessivamente su un’area di circa 2 kmq, nel sottosuolo l’area del giacimento si estende per circa 100 kmq. Il giacimento carbonifero attivo in sottosuolo veniva coltivato attraverso una rete di gallerie il cui sviluppo complessivo è di circa 30 km, collegate alla superficie dalla discenderia (galleria transitabile), e dai pozzi principali. La miniera si sviluppava ad una profondità compresa tra 350 m e 500 m sotto la superficie (tra 200m e 400m sotto il livello del mare).

Nel 1972 a Nuraxi Figus venivano edotte 4700 mc di acqua al giorno; queste acque venivano in parte utilizzate in miniera ed in parte inviate a Portovesme per il raffreddamento del Forno Waelz dell'AMMI.

Nel 1978 il Consiglio di Amministrazione della Carbosulcis presentò un "Programma Quinquennale per la riattivazione del bacino del Sulcis".

Tale programma individuava le seguenti caratteristiche:

672 milioni di tonnellate di riserve totali estraibili dal bacino;

156 milioni di ton. di riserve certe ed economicamente estrabili tra le miniere di Seruci e Nuraxi Figus;

Il bacino carbonifero si presentava uniforme tra 2 faglie N-S con una pendenza degli strati variabile tra 0 e 8%;

Vene di carbone ragguppabili in 5 fasci economicamente coltivabili con potenza media da 16 ton. di grezzo al mq;

Campagna di prospezione mediante sondaggi a carotaggio continuo per migliorare la conoscenza del bacino.

Per attuare questo programma furono investiti 101 miliardi di lire (investimenti tecnici) a cui si aggiunsero 51,6 miliardi di lire per rinnovare le attrezzature e gli impianti in previsione dei successivi 20 anni.

Coltivazione e Trattamento

La coltivazione dei pannelli di minerale avveniva in ritirata. Il retro fronte dello scavo veniva lasciato franare (frana controllata) ed i vuoti saturati mediante il pompaggio in sottosuolo di una torbida a base dei residui di combustione del carbone provenienti dalla Centrale Termoelettrica.

Tutto il materiale abbattuto veniva ridotto di dimensioni sotto 300 mm, grazie all’azione di un frantoio a martelli e trasportato in superficie tramite convogliatori a nastro, per essere vagliato e frantumato (sotto 120 mm).

A questo punto il “carbone grezzo” veniva stoccato in cumulo ed omogeneizzato.

Attraverso un processo di vagliatura ad umido il grezzo veniva quindi suddiviso, in base alla propria granulometria, in tre classi:

“grosso” (120mm – 20 mm);

“medio” (20mm – 1mm);

“fine” (sotto 1 mm).

La separazione del carbone dal materiale inerte con cui è frammisto era realizzata mediante un processo di tipo gravimetrico, sfruttando la densità delle differenti litologie costituenti il materiale grezzo, sfruttando il fatto che il carbone possedeva un peso specifico inferiore rispetto a quello dell’inerte;

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La laveria, aveva una capacita di trattamento nominale di circa 700 t/h, ed era divisa in tre sezioni distinte:

1.“sezione del grosso”, che trattava mediante un separatore statico a ruota inclinata (denominato “Drew Boy”) la classe granulometrica 120 mm ÷ 20 mm;

2. “sezione del medio”, costituita da quattro separatori dinamici tipo “Tri-Flo”, che trattava la classe granulometrica 20 mm ÷ 1 mm;

3. “sezione del fine” che, tramite un sistema dinamico di spirali a doppio principio, trattava la classe granulometrica sotto 1 mm.

Al termine del processo i prodotti ed i sottoprodotti erano:

A. carbone mercantile;

B. sottoprodotti inerti.

Il carbone mercantile, come visto, veniva commercializzato nella pezzatura 0 ÷ 50 mm.

Dagli anni ‘80 al 2012 sono state scavate più di 30 km di gallerie di cui 15 km collegano il sito di Nuraxi Figus da quello di Seruci.

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Nel 2012 la Carbosulcis S.p.A. presenta la richiesta di rinnovo della concessione mineraria “Miniera Monte Sinni" per una durata di 30 anni al costo di 170 milioni di euro.

Il rinnovo contemplava i seguenti interventi nei siti di Nuraxi Figus e di Seruci:

A Nuraxi Figus (150 ettari):

1. progetto di coltivazione, suddiviso nella prosecuzione del cantiere estrattivo in sottosuolo;

2. progetto di messa in sicurezza e ripristino ambientale.

Oltre all’estrazione del carbone, era prevista la messa in esercizio di un nuovo impianto di lavaggio/vagliatura degli sterili di processo per consentire di collocare sul mercato le classi granulometriche di sottoprodotti vagliati, non vagliati e finissimi di processo.

A Seruci (110 ettari):

1. opere di messa in sicurezza e di ripristino ambientale dell’area del cantiere minerario.

Il 21 settembre del 2018 viene inaugurato a Nuraxi Figus e a Seruci il Progetto ARIA, promosso dall’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) assieme alla Princeton University, alla Regione Sardegna e alla Carbosulcis.

Il progetto nasce con l'intento di realizzare un impianto per la distillazione dell’Argon-40, elemento chimico fondamentale per la ricerca della materia oscura. In futuro l'impinato potrebbe servire anche per la distillazione di altri isotopi impiegati in medicina, ma anche nelle scienze ambientali e agricole.

Viene realizzata una torre di distillazione criogenica per la produzione di isotopi stabili di altissima purezza.

L’INFN investe nel progetto 6 milioni di euro, la Regione Sardegna partecipa con 2,7 milioni, mentre la Carbosulcis contribuisce adeguando le infrastrutture minerarie.

Geologia

La porzione di bacino carbonifero interessata dai lavori estrattivi della concessione "Monte Sinni" era costituito dalla sovrapposizione di 2 formazionu sedimentarie e di una vulcanica di età terziaria.

Formazione Vulcanica in alto (100-300 metri di potenza).

Formazione delle Arenarie del Cixerri (180-310 metri di potenza).

Formazione del Produttivo in basso. Questa formzione era costituita da strati di Carbone in alternanza con calcari, marne, argille e arenarie. A letto i calcari a miliolidi e a tetto le arenarie del Cixerri. La potenza media del produttivo è di 50 metri, localizzato a -200 e -500 metri sotto il livello del mare.

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CARBONE SULCIS caratteristiche:

Il Carbone Sulcis era definito come un carbone secco a lunga fiamma (sub-bituminous, Glauzbraunkohle, Flambaut). Fra i minerali ricorrenti nel carbone si trovavano: calcite, dolomite, caolinite, quarzo, pirite, marcasite. Lo zolfo si trovavav sia come solfuro che come composto organico.

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Localizzazione della Miniera di Nuraxi Figus:

Mappa Nuraxi Figus

Visita il Sito della Carbosulcis Spa (www.carbosulcis.eu)


Bibliografia

Archivio EMSA-Progemisa.

Carbosulci SpaPresentazione Miniera "Monte Sinni".

ART Studio Ambiente Risorse Territorio s.r.l.Rinnovo Concessione Mineraria Miniera di "Monte Sinni", Luglio 2012.

MEZZOLANI SANDRO e SIMONCINI ANDREA "Sardegna da Salvare. Storia, Paesaggi, Architetture delle Miniere" - VOL XIII. Nuoro, Ed.Archivio Fotografico Sardo, 2007.

SELLA QUINTINO "Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria in Sardegna", 1871.

Carta Geologica 1:50.000 Carbonia, Foglio 564.

Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997.

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