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La miniera di Canalgrande si trova presso la costa occidentale a Sud di Buggerru e a Nord di Masua in una zona particolarmente ricca di bellezze naturali. L'area è conosciuta anche perché ospita una delle più importanti località fossilifere del Cambriano inf. Sardo, difatti da qui provengono splendidi campioni di trilobiti, animali artropodi che popolavano i fondali marini circa 550 milioni di anni fa. Quando la miniera era in piena attività le strade per raggiungerla erano poche e in cattivo stato; quella che da Acquaresi conduceva alla baia di Cala Domestica era a mala pena transitabile per gli automezzi, mentre le altre erano poco più che mulattiere. Questo fatto contribuì certamente in modo sfavorevole allo sviluppo della miniera. Inoltre, la distanza della linea elettrica, il tipo di vegetazione a cespugliato, inadatto a fornire legname da armamento e l'assoluta mancanza d'acqua per alimentare una laveria e per la sussistenza delle persone che vi lavoravano rallentarono fortemente lo sviluppo minerario. Da notare che la sorgente d'acqua più vicina si trovava ad un'ora di cammino dai cantieri della miniera di Canalgrande. Questo spiega perché mentre le limitrofe miniere di Buggerru, Acquaresi, Montecani, Masua lavoravano da decenni, in quella di Canalgrande si ebbe solo una intensa attività ai primi del '900. La miniera venne scoperta nel 1866 e fu affidata nel 1869 alla società belga Vieille Montagne (393 ettari). L'attività d'estrazione si svolse agli inizi di questo secolo e cessò prima del secondo conflitto mondiale. Gli sporadici tentativi di ripresa di imprenditori privati furono frustrati dalle difficili condizioni ambientali prima menzionate. Nel 1870 la miniera venne ceduta alla Soc. Gennamari Ingurtosu e quindi ampliata ed estesa a minerali di zinco. Nel 1954 la Soc. Montevecchio acquistò il permesso su questa area mineraria e vi eseguì dei lavori di rilievo e di ricerca. Nel passato fu realizzata una ferrovia a scartamento ridotto per il trasporto del minerale il cui tracciato giunse fino alla baia di Cala Domestica. I lavori di sfruttamento iniziarono in tempi remoti con l'individuazione delle piccole sacche di galena ricche in argento rinvenute negli anfratti delle rocce carbonatiche, mentre in tempi moderni l'attività di coltivazione venne avviata per la coltivazione delle masse calaminari. La Morfologia
La zona di Canalgrande si presenta come una larga terrazza che si prolunga sino a Planu Sartu (con quote che variano da 100 a 140 m. slm), delimitata da aspri dirupi e da ripide alture. Tale tipo di morfologia suggerisce la teoria che la costa abbia subito un innalzamento di un centinaio di metri, e che quindi quest' area altro non fosse che una paleo-falesia. A riprova di ciò è la presenza di abbondanti banchi e ciottoli appiattiti formatisi in ambiente marino, tipici di ambiente di costa. La Geologia I terreni che ricorrono in questa zona sono facilmente databili vista la presenza di abbondanti resti fossili del Cambriano. Vi ricorrono a contatto sia le "arenarie" che il "calcare metallifero" del Cambriano (rispettivamente Formazione di Nebida e di Gonnesa). In realtà i termini "arenarie" e "calcare" non sono precisi in quanto siamo di fronte ad una fitta serie di alternanze di calcescisti, calcari, dolomie, arenarie, quarziti e argilloscisti. Ciascun banco varia dal metro ai 20 metri. Dal punto di vista stratigrafico è appurato che questa serie di alternanze è racchiusa tra due strati di dolomie, quello che affiora sul mare e quello che affiora nell'entroterra. Il complesso ad alternanze rappresenterebbe una fase particolare della deposizione del "calcare metallifero" dovuto ad un innalzamento del fondale marino Cambriano con apporto di materiale terrigeno fornito dai fiumi. Questi detriti apportati dai fiumi mescolandosi più o meno al materiale carbonatico avrebbero contribuito alla formazioni di queste alternanze. Nel tratto di costa che va da Masua fino a Canalgrande sono visibili gli strati inclinati e piegati delle alternanze, così come mostrano le foto; visti dal mare questi strati descrivono forti spinte tettoniche che modellarono e piegarono queste antiche rocce. Le Mineralizzazioni Le mineralizzazioni ricorrono prevalentemente all'interno del complesso delle alternanze presso Punta Bousse e subordinatamente dentro le dolomie. La messa in posto di queste mineralizzazioni è da riferire al ciclo magmatico ercinico, come gran parte delle mineralizzazioni sarde similari. È probabile che da un focolaio magmatico siano partiti i convogli mineralizzatori che abbiano deposto le mineralizzazioni entro le fratture delle rocce incassanti. I minerali utili che costituiscono la mineralizzazione sono:la cerussite, la smithsonite, la galena e la blenda, associati a ossidati di ferro, dolomie gialle ed anglesite. La presenza di tali minerali porta alla conclusione che ci si trova di fronte ad un tipico affioramento a solfuri misti che però ha subito una profonda ossidazione superficiale. Il giacimento di Canalgrande mostra caratteristiche di idrotermalismo medio (da mesotermali a epitermali T=100°-200°C). Gallerie e Livelli Galleria Santa Barbara (q. 88 m. slm). Livello Bousse I (q. 183 m.). Livello Bousse II (q. 166 m.). Livello Bousse III (q. 128 m.). Crepa I (q. 180 m.). Crepa II (q. 147 m.). Ruderi minerari presenti Impianto di trattamento e ruderi presso la baia di Cala Domestica. Rudere edificio direzione. Ruderi di edifici vari. Tracciato ferroviario. Forni di calcinazione. Bibliografia I.SALVADORI e P. ZUFFARDI "Il giacimento Piombo-Zinco di Canalgrande (Sardegna)" - Montevecchio, Centro Studi geominerari, 1956. MEZZOLANI SANDRO e SIMONCINI ANDREA "Sardegna da Salvare. Storia, Paesaggi, Architetture delle Miniere" VOL XIII. Nuoro, Ed.Archivio Fotografico Sardo, 2007. SELLA QUINTINO "Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria in Sardegna" 1871. Foglio 224-225 Capo Pecora-Guspini 1:25.000, 1971. Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997. Questa pagina ? stata visitata 66689 volte |
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