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La miniera è raggiungibile da più strade asfaltate, fra le quali segnaliamo; quella principale in direzione Porto Torres – Canaglia, e quella secondaria che attraversa la frazione di Palmadula a Nord di Alghero. La Storia Il sito è caratterizzato dalla presenza di enormi discariche di minerale, scavi a cielo aperto in cui si raccolgono le acque piovane e da particolari strutture minerarie quali ad es: il vecchio impianto di torrefazione dei minerali ferrosi, il pozzo di estrazione denominato Riccardo, gli edifici del piccolo villaggio e la chiesetta di Santa Barbara. I giacimenti ferrosi della Nurra vennero individuati già nel 1741 da Carlo Gustavo Mandel (concessionario generale delle miniere sarde) e Cristian Bose esperto fonditore tedesco, durante una loro visita in Sardegna. Nel 1870 la Società Correboi ricercò minerali ferrosi ad una decina di km dalla miniera dell'Argentiera, ma solo ai primi del '900 questi giacimenti vennero presi in considerazione; fu grazie agli studi dell'Ing. Michele Taricco, il quale individuò 4 siti principali: Monte Canaglia, Bainzu Melinu, Monte Trudda e ovile La Colti. Nel 1912 venne affidata la concessione alla Società Toscana Industrie Agricole, la quale costruì una linea ferroviaria privata che consentiva il trasporto del minerale nelle banchine di ponte romano a Porto Torres. Nel 1917 la miniera fu acquisita dall'ILVA (Società Siderurgica Italiana) fino al 1927, anno in cui la concessione passò alla Società Concessionaria delle miniere dell'Elba. Dopo il secondo conflitto mondiale la miniera fu acquisita dalla Ferromin (consociata Finsider) che costruì un nuovo impianto di torrefazione ed il pozzo di estrazione Riccardo, permettendo un netto incremento dei livelli produttivi. La Soc. Ferromin che possedeva alcuni terreni nei pressi del Ponte Romano alla periferia ovest di Porto Torres, realizzò in questo sito alcuni impianti di trattamento del minerale. Furono costruiti i Silos per il minerale proveniente dalla miniera di Monteferro-Canaglia; venne realizzata anche la teleferica che consentiva il trasporto del minerale al porto, per essere caricato sui piroscafi diretti alle fonderie della penisola. La Società costruì anche fabbricati e immobili vari destinati al personale della Ferromin. Erano inoltre presenti officine, magazzini e una moderna stazione ferroviaria dotata di tre locomotive che collegava la miniera di Canaglia con gli impianti di Ponte Romano. Nonostante gli ingenti investimenti, il ridursi delle riserve di minerale costrinse la miniera alla chiusura, era il 1964. La concessione venne revocata nel 1967. La Geologia Il giacimento composto da ammassi di silicati e carbonati di ferro è ospitato nel complesso metamorfico ercinico che affiora nella Nurra; di questo complesso fanno parte sia rocce magmatiche intrusive (i gabbri del siluriano) ed effusive (meta vulcaniti acide dell'ordoviciano) che rocce metamorfiche scistose (metarenarie e filladi dell'ordoviciano). I minerali di Canaglia Anatasio, Cervanite, Chamosite, Cronstedtite, Ematite, Goethite, Limonite, Magnetite, Melanterite, Quarzo, Siderite, Thuringite. Altre piccole coltivazioni Monte Rosso (o Monte Trudda) - minerali di ferro. Monte Forte - minerali di ferro. La Colti - minerali di ferro. Rocchi di San Nicola - minerali di antimonio e piombo. Altre concessioni/esplorazioni della Nurra citate da Quintino Sella Monte Allegru, Stentaridda, e Su Lacu (Sassari). Nieddazzu e Baiuzzottu (Porto Torres). Punta Chirigonis, Sas Covas e Terra Segada (Bosa). Bibliografia MEZZOLANI SANDRO e SIMONCINI ANDREA "Sardegna da Salvare. Storia, Paesaggi, Architetture delle Miniere" VOL XIII. Nuoro, Ed.Archivio Fotografico Sardo, 2007. FADDA ANTONIO FRANCO "Sardegna, guida ai tesori nascosti" - Cagliari, Ed. Coedisar, 1994. SELLA QUINTINO "Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria in Sardegna" 1871. Carta Geologica 1:25.000, Foglio 179, Porto Torres, 1959. Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997. Questa pagina ? stata visitata 97232 volte |
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