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La Storia Vecchia Miniera di piombo, zinco, argento e stagno ubicata non lontano dal lago artificiale di Monti Mannu (19 milioni di metricubi). Secondo alcune fonti lo scopritore e primo concessionario della miniera di Canale Serci fu nel 1866 Sir. Robert James Hebden, un imprenditore Inglese, la cui famiglia difese la proprietà della miniera sino al 1920 circa. Nei registri della Parrocchia di Santa Barbara di Villacidro è registrata la morte dell'imprenditore Inglese nel 1876. Nel 1932 venne data la concessione alla Società Anonima Monti Mannu e poi estesa a minerali di stagno. Nel 1938 la miniera venne acquisita dalla Società Valerio di Roma del Gruppo AMMI e grazie a questa società l'attività estrattiva ebbe un notevole impulso; infatti in tale periodo vennero costruiti, la laveria ed alcuni edifici per gli operai. I lavori di coltivazione interessarono le gallerie San Giuseppe (490 m.slm), San Sisinnio (445 m.slm), Madama (400 m.slm) e Santa Barbara (335 m.slm). La miniera venne allacciata alla cabina elettrica di Domusnovas per la linea da 15.000 volts. La laveria da 100 tonn/ora prevedeva le seguenti sezioni: Sezione Frantumazione: frantoio Magutt (per il 70-300), granulatore (0-70), elevatore e vaglio vibrante. Sezione Macinazione: alimentatore a pendolo, mulino a barre con classificatore a rastrelli e 2 dosatori a secco. Sezione flottazione:3 batterie di flottazione (condizionatore con celle Denver) per galena, blenda e pirite. Sezione Tavole a scossa: trattava la torbida senza solfuri, con classificatori Anaconda, tavole Deister e Bilharz. Sezione Arrostimento e Magnetica: arrostiva gli ossidi di ferro per renderli magnetici e la pirite, i quali passavano ad una cernitrice Magnetica Weterilche permetteva di ottenere: magnetite, misto ferro-cassiterite e cassiterite. Nel 1939 la laveria venne ampliata con una nuova sezione di trattamento. Di contro nacquero anche i primi problemi con i contadini che utilizzavano le acque del rio Leni per irrigare i campi; difatti le acque di rifiuto della laveria venivano scaricate direttamente sul fiume e i contadini chiesero l'intervento del capo del governo, Mussolini. Tra il 1942 ed il 1943 nella miniera vennero utilizzati 52 prigionieri Serbi e Montenegrini. Furono esattamente 52 prigionieri, presenti da giugno a dicembre 1942. Questo fu anche l'anno di maggior produzione di stagno. Nel 1945 la miniera era ancora in attività e dava lavoro a 151 operai di Villacidro. Durante il periodo bellico l'attività mineraria fu interrotta e riprese nel 1946 limitandosi solo all'esplorazione dei filoni quarzosi. Si ricercarono soprattutto solfuri misti su 2 filoni quarzosi lunghi circa 2 km al contatto tra il granito e gli scisti. Nel 1946 la miniera cessò la produzione e la rinuncia della concessione si ebbe nel 1948. Della miniera di Canale Serci rimangono ancora numerose testimonianze di edifici e strutture: la grande laveria, alcune strutture un tempo usate come alloggi per i minatori, l'edificio della direzione, attualmente ristrutturato ed adibito ad uffici dell'Ente Foreste della Sardegna e numerose gallerie e discariche. Genesi del giacimento Il giacimento di Canale Serci è legato alla presenza di un filone idrotermale in cui la cassiterite è associata a calcopirite, blenda e galena. I minerali di Canale Serci Arsenopirite, Cassiterite, Stannite, Calcite, Calcopirite, Magnetite, Pirite, Piromorfite, Pirrotite e Tetraedrite. Altri cantieri minerari ed esplorazioni Miniera di Trempu Concalis (Piombo e Ferro - Villacidro). Gutturu Leonida (esplorazione). Gutturu S'Alinu (esplorazione). Gutturu Seddori (esplorazione). Margini Arrubiu (esplorazione). Paulì e Coloru (esplorazione). Cuccuru Monte Idi (Permesso Edemsarda - Ba). Monte Coloru - Mitza de is Codis - Cuccuru Eremilis - Monte Idi (Questo permesso di ricerca fu accordato dal 1953 al '54 al Sig. Aru G. e dal '56 al '58 ai Sigg. Pisu G., Chia S. e E., Loy E. di Guspini; dal 1959 al 1963 per la ricerca di piombo, zinco, argento, ferro e bario ai Sigg. Camedda G., Atzei G., Casula R. per ettari 343. Successivamente nell'area operò la Soc. Edemsarda; erano presenti scavi, trincee e gallerie). Monte Narti (Permesso della Soc. Cogne, 1947 - Mo, W, Ni, Co, As). Monte Omu - Genna de is Forrus - Seddanus - Cuccuru Frissa - Tuvarruttas (Permesso Toffan G.B. 1958 - Fe, Mn, Pb, Zn, Cu). Magusu - Acqua Piccinna (Permesso della Soc. Monteponi-Montevecchio, 1962 - Mo, Ti, Ni, Pb, Zn, W, Au, Be, Co). Questa pagina è stata realizzata anche grazie al contributo informativo di Aldo Pusceddu e Pietro Tocco. Bibliografia Archivio Emsa-Progemisa. FADDA ANTONIO FRANCO "Sardegna, guida ai tesori nascosti" - Cagliari, Ed. Coedisar, 1994. SELLA QUINTINO "Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria in Sardegna" 1871. Carta Geologica 1:25.000 Capo Pecora-Guspini, Foglio 224-225. Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997.
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