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(Miniere di Sulcis)
Miniera di Trubba Niedda e Mitza Sermentus

Miniera di
Sulcis

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  11. Iglesias-Marganai (Domusnovas)
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  15. Barbagia - Alto Sarcidano
  16. Gerrei - Parteolla
  17. Monte Albo (Lula)
  18. Silius
  19. Ogliastra
  20. Orani - Nuorese
  21. Sassarese
  22. La Maddalena - Gallura

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La miniera di Trubba Niedda (o Truba Niedda) è facilmente raggiungibile da ben 3 strade strerrate che si snodano dalla strada statale 383 Siliqua - Narcao: la prima è quella che parte dalla periferia sud della frazione di Terrubia, all'altezza dell'ex impianto di conglomerati bituminosi SALES srl, che permette dopo una decina di minuti di raggiungere i cantieri minerari della miniera di Trubba Niedda - Bega Trotta; la seconda è quella che parte dalla miniera di Rosas, più precisamente dall'ex palazzina amministrativa e che si dimostra particolarmente panoramica; la terza è quella che parte dalla regione detta Campanasissa, lungo la strada statale 383; quest'ultima permette di raggiungere Truba Niedda passando prima attraverso i cantieri della miniera di Mitza Sermentus.

Entrambe le miniere di Trubba Niedda e di Mitza Sarmentus vennero presto inglobate nella più ampia concessione di Rosas, con la quale condivisero le sorti societarie.

L'area mineraria di Trubba Niedda accoglie ora numerose testimonianze della passata attività mineraria: sono presenti numerose gallerie, ruderi degli impianti e del villaggio; sono inoltre visibili le discariche di sterile abbancate sui versanti delle valli dei rii Trubaniedda e Ega de su Concali Arrubiu.

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La Storia

La miniera di Truba Niedda venne concessa nel 1894 per minerali di piombo e argento all'Ing. Albero Enrile e al Sig. Vincenzo Comi per un'area di 280 ettari. Due anni dopo avvenne il trasferimento della concessione alla Società Asproni, già proprietaria delle miniere di Rosas e Sa Marchesa.

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Nel 1898 la miniera di Trubba Niedda passò alla Società belga Anonyme Miniere di Liegi, comprendendo anche le miniere di Rosas e Sa Marchesa ed i permessi di Terrubia e Benatzu Rosas; tutto il complesso minerario venne acquistato per la cifra di lire 550.000 a cui si aggiunsero altri investimenti per la costruzione delle infrastrutture principali delle miniere dell'area.

Nel 1911 tutta la concessione di Rosas passò all'Ing. Karl William Wright il quale affittò la miniera di Trubba Niedda alla Société Civile Francaise che già possedeva quella di Mitza Sermentus; quest'ultima venne concessa al rappresentante della società, il Sig. Carlo Alberto Libois nel 1903.

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Nel 1924 la Società Anonima Miniere di Domusnovas, che possedeva Rosas, modificò la propria denominazione societaria, diventando Società Anonima delle Miniere di Rosas e investì anche nella miniera di Trubba Niedda, installando un frantoio elettrico che alimentava due crivelli inglesi. Nella miniera di Mitza Sermentus era stata costruita una laveria che però in tale periodo risultava inattiva e una ferrovia decauville lunga 2,5 km.

Nel 1926 iniziarono i lavori per la costruzione di una nuova laveria a Trubba Niedda da 50 tonnellate al giorno oltre che alla messa in opera di una strada di 3 km che collegasse la miniera alla Stazione Ferroviaria di Terrubia.

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Nel 1927 la miniera di Trubba Niedda passò temporaneamente alla Société Civile Francaise de recherches et exploitations de Minières en Sardaigne che cercò di migliorare l'impianto di trattamento del minerale nella laveria, costruendo un impianto di flottazione che serviva anche per trattare la galena ed i solfuri misti di Mitza Sermentus; Venne inoltre edificato un serbatoio da 200 metri cubi, due bacini di decantazione, una teleferica automotrice a sei campate tra Fenugu e Bega Trotta.

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Nel 1934 Trubba Niedda, in pieno periodo autarchico, rientrò in possesso della Società Miniere di Rosas che riorganizzò i cantieri e riattivò la laveria fino al secondo conflitto mondiale, periodo in cui entò in crisi tutto il comparto minerario sardo.

Nel 1951 ci fu una graduale ripresa, in contemporanea allo scoppio della guerra di Corea che permise la riapertura delle gallerie: Giorgio e Simone I a Mitza Sermentus e di quella Sulcis a Trubba Niedda.

Nel 1962 vi fù la fusione fra la Società Miniere di Rosas e l'AMMI Spa che ereditò tutte le concessioni minerarie in un periodo di grande crisi del comparto minerario; nei primi anni '80 fu inevitabile la chiusura delle miniere del gruppo Rosas sotto la gestione della SAMIM Spa (ENI).

Il Giacimento

Il giacimento di galena di Truba Niedda fu coltivato attraverso tre cantieri, dei quali quello centrale detto Sulcis; tale giacimento comprendeva una massa lenticolare brecciata mineralizzata a galena con ganga baritica, attraversata da vene limonitiche con impregnazioni di galena. La genesi del giacimento è ricondicibile a fluidi idrotermali che mineralizzarono le brecce calcaree; la circolazione idrotermale fu anche la causa della sostituzione del calcare con la silice (metasomatismo).

Ora a distanza di anni le miniere di Trubba Niedda e Mitza Sermentus sono abbandonate, ma risultano comunque raggiungibli dalla vicina miniera di Rosas che sembra aver imboccato un promettente sviluppo turistico-ricettivo; sarebbe quindi auspicabile la salvaguardia di queste due piccoli cantieri minerari visto il rigoglioso contesto ambientale che li ospita.

I Minerali di Trubba Niedda

Azzurrite, Barite, Calcite, Calcopirite, Cerussite, Fluorite, Galena, Limonite, Malachite, Quarzo, Rodocrosite, Rosasite, Sfalerite.

I Minerali di Mitza Sarmentus - Monte Orri

Anglesite, Cerussite, Ematite, Emimorfite, Granato, Hedembergite, Magnetite, Malachite, Melanterite, Quarzo.


Bibliografia

SABIU SABRINA "Rosas, una miniera nella Sardegna contemporanea" - AM&D Edizioni, Cagliari 2007.

FADDA ANTONIO FRANCO "Sardegna, Guida ai tesori nascosti" - Ed. Coedisar, Cagliari 1994.

SELLA QUINTINO "Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria in Sardegna", 1871.

BORGHESAN E. "Giacimento metasomatico di galena in brecce silico calcaree nella miniera Truba Niedda (Narcao)", 1937.

"Commissione parlamentare d'inchiesta sulla condizione degli operai delle miniere della Sardegna" - Vol. 4, Parte 6, n. 48, 1911.

Carta Geologica 1:25.000, Foglio 233 Iglesias, 1938.

Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997.

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