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(Miniere di Sulcis)
Miniera di San Leone

Miniera di
Sulcis

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  6. Nurra (Alghero) e Planargia
  7. San Vito - Villaputzu
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  11. Iglesias-Marganai (Domusnovas)
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  13. Sulcis (alto e basso)
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  15. Barbagia - Alto Sarcidano
  16. Gerrei - Parteolla
  17. Monte Albo (Lula)
  18. Silius
  19. Ogliastra
  20. Orani - Nuorese
  21. Sassarese
  22. La Maddalena - Gallura
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Il giacimento ferrifero di San Leone è situato nel Sulcis settentrionale, più precisamente nel territorio di Assemini. Dista 18 km da Cagliari e lo si può raggiungere da Capoterra seguendo quello che era il vecchio percorso della ferrovia a scartamento ridotto (verso nord-ovest), per poi ripiegare bruscamente verso la valle di Gutturu Mannu fino alla stazione di San Leone. In realtà la miniera è più facilmente raggiungibile dall'area industriale di Cagliari, seguendo le indicazioni per l'oasi del WWF di Monte Arcosu, giunti presso l'incrocio per Santadi si prosegue dritti e si arriva al sito minerario.

La miniera di San Leone comprende tre vecchie concessioni: San Leone (nome datogli dal suo scopritore Ing. Leone Gouin), Su Meriagu e Sant'Antonio (nota anche come Miniera dei Genovesi).

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Storia

Nel 1861 la Societè Anonyme des Auts Fourneaux, Forge set Accieries, Petit Gaudet et C. di Rive de Gier (Loire-Francia) acquistò 360 ettari d terreno includenti le masse ferrifere, da alcuni permissionari per lire 1400.

Nel 1863 accordata la concessione, sotto la direzione del Ing. L. Gouin iniziò la coltivazione del giacimento minerario. Venne inoltre costruita una strada ferrata lunga 15,4 km per il trasporto del materiale su locomotiva a vapore, che collegava la miniera con la spiaggia della Maddalena (presso Capoterra); la domenica del 2 aprile del 1865 dalla stazione della miniera di San Leone partì per il suo viaggio inaugurale il primo convoglio ferroviario della Sardegna.

Nella spiaggia della Maddalena fu realizzato un ponte d'imbarco lungo 200 metri, per mezzo del quale piccole barche trasportavano il minerale sui grandi bastimenti ancorati a largo.Il minerale estratto dalla miniera di San Leone veniva trasportato ai forni fusori della Società concessionaria in Francia. Per il trasporto del minerale all'interno dei cantieri minerari venne costruita una piccola ferrovia di servizio, mentre per quelli più lontani una funivia.

I lavori di coltivazione continuarono a cielo aperto fino a che il diminuire degli affioramenti, ed il calo del prezzo del ferro costrinsero la società a sospendere l'estrazione del minerale.Tutto questo è evidenziato nella relazione sulle Condizioni dell'Industria mineraria sarda nel 1871 redatta dal deputato Quintino Sella; infatti se nel 1868 il costo totale per tonnellata (estrazione-trasporto-imbarco) ammontava a 16,36 lire a tonnellata, mentre il valore dichiarato dai produttori per il materiale di prima qualità era di 11 lire a tonnellata è evidente quanto la Società mineraria fosse in perdita.

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Dopo un lungo periodo di inattività i lavori ripresero nel 1877 fino al 1884 con una produzione di circa 13.000 tonnellate annue. Fu la piaga della malaria a costringere ad una nuova inattività la miniera.

Dal 1886 fino al 1922 vi furono altri piccoli tentativi di risveglio della coltivazione, ma con scarsi risultati a causa anche dell'alto costo del minerale di San Leone.

Nel 1922 fu revocata la concessione e la miniera passò al demanio.

Nel 1937 la società Breda aveva eseguito dei lavori di esplorazione con un programma di valorizzazione che però a causa degli eventi bellici non fu attuato.

Nel 1950 la concessione fu ceduta alla Società Mineraria e Siderurgica Ferromin che mise in luce un quantitativo di minerale pari ad alcuni milioni di tonnellate e costruì un importante impianto di trattamento del minerale.(La Ferromin coltivava anche il giacimento di minerali ferrosi di Canaglia nel Sassarese). Inoltre ai piedi dei cantieri a cielo aperto sorse il villaggio minerario, con grandi palazzine che sostituirono quelle vecchie realizzate da Gouin. Enormi edifici in cemento armato ospitarono gli impianti di trattamento, mentre la ferrovia fu smantellata perché si optò per un più agevole trasporto su camion.

La chiusura della laveria nel gennaio del 1963 anticipò di poco la chiusura della miniera.

Negli anni 1970-75 i terreni ed i fabbricati vennero venduti ad una industria alimentare a cui tutt'oggi appartiene.

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Lavori minerari

La concessione mineraria comprendeva 4 ammassi di minerale ferrifero il principale dei quali era quello di Monte Picei.

In questo ammasso si concentrarono gran parte dei lavori, con gallerie a più livelli. Vennero effettuati anche scavi sotterranei larghi ed alti fino a 10 metri senza armature, ma con solo colonne di sostegno. Quando si esaurì il minerale a cielo aperto vennero praticate le gallerie Speranza, Felicitè, Ippolito e Polveriera per mezzo delle quali si poté appurare che il giacimento in profondità diminuiva notevolmente di potenza.

Il secondo ammasso detto del Bersaglio aveva una potenza di circa 5 metri, e venne seguito in profondità con una galleria di ribasso fino a che la sospensione dei lavori ne determinarono l'abbandono.

Il terzo ammasso era quello di Azzuddias, in cui affiorava anche un filoncello di Galena. Questo ammasso era lungo una quarantina di metri, potente 4 metri e fu totalmente esaurito.

Il quarto ammasso detto di Pala de su Monte era costituito da una serie di affioramenti dislocati in una cinquantina di metri.

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Geologia

Nell'area mineraria in esame affiorano principalmente scisti paleozoici (formazione di SanVito) e graniti ercinici da cui si staccano porfidi e filoni di quarzo. Il granito ha grana media, colore roseo ed è estremamente somigliante a quello del gruppo dei Sette Fratelli. Oltre al granito, affiorano anche altre rocce intrusive come le apliti e le pegmatiti. Lungo la linea di contato fra scisti e graniti si trovano le concentrazioni ferrifere. Il minerale è costituito da magnetite con ganga quarzosa e presenta tenori in ferro dal 25 al 40%. Essendo esente da fosforo, arsenico, rame ecc. il minerale ferrifero era particolarmente adatto alla realizzazione di ghise ed acciai.

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Genesi del Giacimento

Circa la genesi del giacimento, l'ipotesi più probabile è che partendo da lenti ferrifere (siderite o limonite) differenti da quelle attuali e da lenti calcaree, un magma granitico avrebbe metamorfosato le rocce preesistenti e apportato soluzioni ferrifere che arricchirono sia le lenti ferrifere che quelle calcaree, con la conseguente formazione di Magnetite e di silicati ferro-calciferi (Granati ed Epidoti) largamente presenti nell'area in esame.

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Impianti

La Società Ferromin si impegnò ad attuare un completo programma di sfruttamento installando moderni impianti di arricchimento del minerale; detti impianti trattavano circa 2000 tonnellate al giorno e comprendevano una prima sezione per il trattamento magnetico a secco da 100 tonn./ora e una seconda sezione per il trattamento magnetico a umido da 70 tonn./ora.

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Trattamento magnetico a secco:

1. Frantumazione primaria (1 frantoio a mascelle Breda che riduce il minerale sotto i 100-150 mm).

2. Frantumazione secondaria (2 frantoi giratori Kennedy che riducono il materiale sotto i 40 mm).

3. Impianto di trattamento elettromagnetico a secco (2 sezioni identiche ed autonome con 4 vibrovagli ciascuna). Questi vibrovagli suddividono il minerale in 4 classi: la classe fine considerata minerale misto va direttamente al trattamento ad umido, le altre tre classi passano attraverso 8 separatori elettromagnetici e poi vengono ridotti ulteriormente per mezzo di 2 frantoi Symons cone.

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Risultato: ricco in graniglia, misto e sterile.

Trattamento magnetico a umido:

1. Macinazione ad umido mediante 4 molini a sfere Breda che riducono il minerale sotto i 40 mesh (425 micrometri). Questi molini lavorano a circuito chiuso con classificatore a rastrelli Dorr.

Risultato: macinato

2. Classificazione mediante 8 separatori a magneti permanenti , del tipo Sydvaranger a due tamburi

Risultato: un ricco ed uno sterile

3. Seconda Macinazione mediante molini Breda e classificatori Dorr che riducono il minerale ad una finezza di 250 mesh (circa 60 micrometri)

4. Seconda Classificazione mediante 8 separatori a magneti permanenti, del tipo Sydvaranger a tre tamburi per ottenere un concentrato ed uno sterile.

Risultato: concentrato con circa 65% in Ferro

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In tempi recenti la miniera di San Leone risultava di proprietà privata: apparteneva infatti all'Impresa KOVISAR SAS DI FEDERICO CORDA ARGIOLAS E C. di CAGLIARI; dopo la morte del proprietario la miniera è stata abbandonata.


Minerali della miniera di San Leone

Anfibolo, Biotite, Calcite, Calcopirite, Caolino, Chiastonite, Ematite (Oligisto), Epidoto, Feldspato (Ortoclasio), Galena, Granato (Andradite, Grossularia e Hessonite), Ilvaite, Limonite, Magnetite, Manganese, Molibdenite, Muscovite, Pirite, Pirosseno (Hedembergite e Wollastonite), Quarzo, Rutilo.

Altre miniere

Gutturu S.Antonio (miniera di ferro in territorio di Assemini data in concessione nel 1862 alla Società Genovese; nel 1898 passò alla Soc.Mineraria Titus II e quindi nel 1905 alle Ditte Bruzzo e Bozano di Genova).

Su Miriagu (miniera di ferro in territorio di Assemini data in concessione nel 1854 alla Società Petin Gaudet & C.; nel 1897 passò alla Soc. Industriale Titus II, poi alle Ditte Bruzzo e Bozano ed infine alla Soc. Mediterraneo).

Arcu su Linnarbu (area di ricerca mineraria per minerali di Uranio posta presso Capoterra a sud di Monte Arcosu; nel 1956 eseguì le ricerche la SOMIREM (gruppo ENI); negli anni 1980-82 fu la AGIP Nucleare Spa ad eseguire una nuova campagna di ricerche in tale sito (vedi scheda).

Punta Su Seinargiu permesso di ricerca per molibdeno in territorio di Sarroch era attivo dal 1933 al 1953 sotto la direzione della Soc. Comasine S.a. prima e del Sig. Aldo Motosi poi. In particolare nel 1942 furono approfondite le 2 gallerie presenti, venne costruito un locale per forgia e furono prodotte 500 ton. di molibdenite grezza e 88 kg di molibdenite arricchita al 50%.

Altre esplorazioni per minerali di ferro e piombo erano presenti nell'area montuosa a Nord di Pula; citiamo le seguenti ricerche minerarie: Perdu Carta, Perda Sterria, Sa Gallanza, Su Fraizzu, Mena Antiocu Lai e Monte Padenteddu.


Bibliografia

FADDA GIUSEPPE "Il Giacimento Ferrifero di S. Leone in Sardegna" - Cagliari, R. Liceo Scientifico, 1 Marzo 1930 a. VIII

GIUSTI MARIO "La preparazione magnetica nella miniera di ferro di San Leone (Cagliari)" - Luglio 1957.

COCCO GIOVANNI "Il giacimento di magnetite di S. Leone" - Istituto di Mineralogia, Petrografia e Giacimenti Minerari dell'Università di Cagliari

SELLA QUINTINO "Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria in Sardegna" 1871.

Carta Geologica 1:25.000, Foglio 233 Iglesias 1938.

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