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(Miniere di San Vito - Villaputzu)
Miniera di Brecca

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..:Visite alla Miniera di Brecca


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La miniera di Brecca o Genna Flumini è raggiungibile dalla statale 387 che collega San Vito con Ballao.

All'altezza del chilometro 27, in corrispondenza con una ampia ansa del Flumendosa, si abbandona la statale e si imbocca (a destra per chi viene da San Vito, a sinistra per chi giunge da Ballao) una strada asfaltata e in buone condizioni che in pochi chilometri e alcune curve si arrampica verso il piccolo borgo agricolo di Brecca. Si tratta di quattro-cinque casolari assegnati dall'Etfas negli anni Sessanta ad altrettanti assegnatari, che si dividono quella che un tempo era l'azienda agraria annessa alla miniera.

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Adiacenti al borgo sono alcuni edifici che dovevano essere verosimilmente funzionali all'azienda agricola più che alla miniera vera e propria.

Qui l'incontro con un anziano e simpatico allevatore del posto (signor Giovanni) ci aveva introdotto alla miniera con un racconto che l'ha ammantata di un'atmosfera alla "Cime tempestose".

Rifacendosi ai racconti del padre, defunto a novantaquattro anni una trentina di anni fa, ci raccontò che il proprietario era un inglese che si dilettava anche di astronomia (ci indicò anche i due cocuzzoli dove eseguiva le sue osservazioni notturne). Mentre lui seguiva la miniera e le stelle, la sua famiglia andava in sfacelo: la moglie alcolizzata ("madama Brecca") andava in escandescenze e lanciava piatti dalle finestre, e la figlia se la faceva col fattore. La conseguenza fu una gravidanza che il nostro inglese cercò di interrompere con non si sa quali intrugli. Questi ultimi furono efficaci oltremisura, perché oltre al figlio della colpa fecero fuori anche la colpevole. Sopraffatto dal dolore nove giorni dopo anche il tecnico inglese si tolse la vita col veleno. Alla moglie non restò altro da fare che prendersi il secondo figlio e recarsi a Cagliari.

Niente male come storia a tinte forti, non vi pare? In effetti lo scopritore, proprietario e poi direttore responsabile della miniera, fu fino ai primi anni del Novecento un tecnico minerario inglese, J.M. Moss (leggi la storia della sua vita). Inoltre il luogo è estremamente isolato ora, figuratevi un secolo fa. Di questa storia non ho trovato traccia in nessuna pubblicazione, ma se non è vera, chi se ne importa? L'importante è che si addica al luogo, e vi assicuro che gli si addice. E poi ci è stata raccontata molto bene.

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Questa vicenda dalle tinte fosche è in qualche modo confermata dalle memorie di un viaggiatore inglese, Charles Edwardes, che nel 1888 visitò la Sardegna e ne lasciò memoria in un libro pubblicato a Londra l'anno successivo e intitolato Sardinia and the Sardes. Segui questo link per leggere alcuni passi del testo relativi alla miniera di Brekker (così chiamata nel libro) e all'Ing. Moss.

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Il piccolo villaggio è costruito sul versante settentrionale della valletta scavata dal rio Brecca. Ci si arriva dall'attuale borgo agricolo di Brecca percorrendo una stradina che comincia alle spalle degli edifici raffigurati nelle fotografie precedenti. Da quello che resta sembra capire che fosse frutto di un progetto complessivo, pensato appositamente per il ripido versante in cui è costruito. Al suo centro sorgeva una costruzione a due piani di cui resta un solo mozzicone di muro, verosimilmente la dimora del direttore e della sua famiglia. Il tutto dà l'impressione di razionalità, funzionalità e ordine. La mineralizzazione antimonifera fu invece sfruttata mediante tre livelli principali: San Raffaele, San Samuele e Santa Barbara; lungo li rio Brecca erano inoltre presenti le Gallerie Santa Maria, San Giuseppe, Santa Barbara e Santa Caterina.

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Sotto il piccolo villaggio minerario la gola di Rio Brecca si allarga per un breve tratto. Qui fu costruita la forgia e il forno per il trattamento dell'antimonio. In particolare il locale che ospitava il formo di liquazione dell'antimonio era costruito in muratura, aperto sul lato Nord-Est da un grande arco che costituiva l'ingresso principale preceduto da una gradinata; il forno era doppio ed aveva agli estremi le camere di liquazione e di condensazione.

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In tempi recenti nella miniera di Brecca era in atto una concessione per ricerca mineraria. Un ricercatore di San Basilio (un paese della Trexenta in provincia di Cagliari) compì dei sondaggi alla ricerca dell'oro e altri minerali preziosi. La sua concessione era insidiata dalla Sardinian Gold Mining.

Il Signor Maxia (così si chiamava il ricercatore) è morto qualche anno fa a causa di un infarto; sarebbe stato interessante realizzare un documentario su di lui, visto che era alla disperata ricerca di finanziamenti per poter sfruttare la miniera di Brecca, che lui diceva ricca di oro e platino.

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Lungo il versante settentrionale della valle si aprono una serie di gallerie facilmente visitabili, anche se con tutte le cautele del caso e per brevi tratti.

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Per la visita a Brecca vi consigliamo di contattare Alessandro Cuccu (cell: 3280188595; www.bbmartina.com), tra i promotori della rinascita di Brecca. La miniera è stata recentemente oggetto di lavori di sistemazione da parte degli operai del Geoparco; tali lavori hanno reso sicura la visita sia al villaggio che nella galleria San Samuele, regalando al visitatore un'esperienza unica. La visita al villaggio minerario sarà sicuramente ripagata da un ambiente dagli scenari semplicemente splendidi e ammantati di mistero.

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La Storia di Brecca

Questa vecchia miniera, nota anche col nome di Genna Flumini, si trova sul lato sinistro del fiume Flumndosa, a Nord-Ovest di San Vito, e venne aperta alla fine dell'Ottocento, nell'epoca d'oro dell'attività estrattiva del Sarrabus, per iniziativa di John M. Moss, un dinamico tecnico inglese, che vi avrebbe lavorato per quasi tutta la vita.

Egli presentò la domanda per la dichiarazione di scoperta del giacimento, che gli fu riconosciuta con Decreto Ministeriale del 4 dicembre del 1889. Tuttavia, non disponendo di capitali sufficienti per attivare i lavori di coltivazione, il 7 gennaio successivo cedette i diritti sulla miniera alla Ditta Johnson Mattey e C. di Londra, che possedeva i requisiti finanziari richiesti. La ditta lo nominò suo rappresentante in Sardegna e in questa veste, il 18 febbraio 1890, lo stesso J.M. Moss presentò la domanda per ottenere la concessione, che fu accordata per i minerali di piombo e argento il 5 aprile 1891, su 394 ettari in territorio di San Vito.

I lavori di coltivazione furono avviati lungo la piccola ma selvaggia gola del Rio Brecca, e vennero scavate un gran numero di gallerie, alcune delle quali sono ancora percorribili. A bocca di miniera venne realizzato un bel villaggio minerario in posizione dominante sulla stretta e profonda gola del Rio Brecca, un vero crepaccio che contribuisce a rendere l'area estremamente suggestiva. Sul fondo della valle fu costruito anche un piccolo impianto di arricchimento dell'antimonio, minerale per il quale era stata allargata la concesione.

La Ditta Johnson Mattey e C. esercì la miniera fino al 1904, anno in cui, con atti del 25 marzo e del 30 aprile, la cedette a John Mattew Moss, che ne era anche il responsabile, il quale continuò l'attività per qualche anno finché non fu costretto a interrompere i lavori.


Bibliografia essenziale

ARCHIVIO EMSA - PROGEMISA

ANTONIO FRANCESCO FADDA - Siti minerari in Sardegna - Coedisar, Cagliari 1997


Cartina IGM: 549, III

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